Lo ammettiamo: sì, se dovessimo essere noi a scegliere la maglia da fare indossare al Varese, in occasione del compleanno che cade il prossimo 22 marzo – ammesso che la società sposi l’idea del nostro giornale – non avremmo dubbi, e punteremmo su una soluzione storica. Metteremmo in campo la squadra di Giuliano Melosi con una maglia completamente viola, con lo stemma bianco e rosso della città ricamato, ben grosso e non nell’attuale versione, fin troppo “discreta”, sul cuore. L’ideale sarebbe forse non avere nessuna scritta sulla maglia anche se il marchio «Life» – che significa vita – ci starebbe, essendo molto evocativo: è la vita ritrovata l’estate scorsa, quella che si riallaccia alla vita del primo e storico sodalizio, nato il 22 marzo del 1910.
Sarebbe un omaggio doveroso ai pionieri: quei coraggiosi che pagavano per indossare la maglia della prima squadra di calcio della città e strabiliavano piazza Mercato (non confondiamoci: è l’attuale piazza Repubblica) con uno sport mai visto prima per le strade di Varese. Ma c’è anche un’alternativa che ci stuzzica molto e che ci porta, d’un botto, molto più in là nel tempo. Dal 1910 si passa infatti al 1981 e alla squadra di Eugenio Fascetti.
«Piccola Olanda», «Calcio Fantasia», «Casino Organizzato»: chiamatelo come volete, ma il Varese di Fascetti resta, ancor oggi, un’icona. Uno splendido esempio di calcio totale e al tempo stesso un assordante inno alla gioia per tanti tifosi biancorossi che ce l’hanno ancora nel cuore. E allora perché non riproporre una replica di quella maglia essenziale? Era semplicissima: rossa, con delle strisce bianche solo sulle maniche, il simbolino dello sponsor tecnico (era Adidas) posizionato in maniera discreta sulla parte destra, e lo sponsor Hoonved stampato sul petto, con un numero bianco dai caratteri originali sulla schiena.
Ci rendiamo conto che questa riproposizione è impossibile: gli sponsor (quello principale e quelli di maglia sono cambiati) ma la suggestione è forte perché, da bambini, sognavamo proprio quella maglia. Sgambettavamo dietro a una palla di plastica indossando con orgoglio e fierezza una qualunque maglietta rossa credendo ingenuamente che fosse quella di Bruno, di Giuliano, di Aldo e di Franco, anzi Gildo. Già, Limido, Vincenzi, Cerantola, Salvadè e tutti gli altri protagonisti del Varese di Fascetti: questi erano – rimangono e rimarranno sempre – i nostri primi eroi. Quelli assoluti, in nome dei quali ci battevamo con forza sui campetti senza erba, nelle partite con gli amici-rivali che duravano interi pomeriggi: epici e interminabili pomeriggi rubati ai compiti di scuola per diventare – sia pur nella sola fantasia – i giocatori del nostro caro e insostituibile Varese. Giocatori per la cui figurina avremmo davvero fatto carte false e per cui avremmo ceduto di buon grado quelle dei quotati Falcão, Brady, Juary.
Ora diteci voi qual è la vostra maglia del Varese preferita. Potete mandarci le vostre preferenze anche se noi saremmo pronti a scommettere che l’ipotesi appena messa lì, quella che riporta all’annata più esaltante dei biancorossi di Fascetti – il campionato 1981-1982 chiuso a un passo dalla Serie A – è quella che troverebbe più consensi. Ci sono comunque anche altre soluzioni che vorremmo scoprire con voi, assieme a voi. Sarebbe comunque auspicabile che in occasione della gara più prossima alla ricorrenza – quella di domenica 20 marzo, in casa con l’Accademia Vittuone – la squadra sfoggiasse una veste diversa. E chissà se, per allora, il Varese sarà ancora in Eccellenza o avrà spiccato il volo per la D.