– «Go, Marco, go». Questo incitamento, che gli amici gli gridavano in gara era anche il suo motto personale. , il saronnese di 45 anni assassinato una scorsa settimana fa a Santo Domingo,non solo l’aveva fatto suo, ma lo applicava ogni giorno della sua vita con entusiasmo e determinazione, nonostante la gravissima mutilazione del braccio destro, a causa di un incidente stradale nel 1992.
Molti saronnesi lo ricorderanno, sorridente come sempre, dietro al bancone della gelateria di famiglia,
davanti alla Stazione Nord, dove, con estrema disinvoltura aiutava talvolta le sorelle nella conduzione del locale. A soli 45 anni la sua vita è stata stroncata tragicamente. Nessuno di coloro i quali lo hanno conosciuto potrà dimenticare quel ragazzo che sprizzava simpatia, col sorriso pronto e l’ironia intelligente che lo caratterizzavano. Riusciva a ironizzare su tutto, anche sul suo braccio e diceva: «Ho una mano sola ma se posso dartela…». Marco, fin da piccolissimo, amava le due ruote e dopo la bici è passato inevitabilmente alla moto che guidava con grande perizia, trasmettendo la passione anche alle sorelle. Nel 92 un grave incidente gli ha causato molteplici fratture in tutto il corpo ma la sua forza di volontà gli ha consentito di rimettersi, non solo in piedi, ma anche in sella ad una moto da cross e di partecipare alle gare arrivando a livelli regionali. Amava la vita, amava le donne, amava le due ruote e i motori. Su Facebook, dove lui non si era volutamente inserito, gli amici, attraverso il profilo delle sorelle, hanno lasciato centinaia di testimonianze davvero toccanti. Barbara ha scritto: «Conoscerti è stato un grande privilegio e una grande emozione che porterò sempre nel cuore. Tvb». Silvia scrive: «Animo nobile e sensibile, sempre pronto a donare gratuitamente e spontaneamente un sorriso – conclude il messaggio dicendo – E solo chi ha saputo cogliere la vera essenza, ne sente e ne sentirà sempre la sua mancanza».
Solo due esempi per tutti i messaggi che danno testimonianza e consolazione alla sua famiglia. Marco era nato e cresciuto a Saronno e aveva lavorato per molti anni alle Ferrovie Nord nel settore tecnico: dopo l’incidente nel ’92 ha dovuto cambiare mansione. Nel 2005 ha deciso però di prendersi un tempo sabbatico da occupare per esplorare il mondo e seguire le sue passioni, ultima in ordine di tempo l’amore per l’equitazione e, come dice la sorella Marina: «Sempre di sella si trattava». Non faceva pesare a nessuno le sue difficoltà e la sua ironia era il sale della vita, espressa con arguzia e intelligenza. Anche all’estero era riuscito a farsi molti amici e non dimenticava il suo intimo desiderio di Fede, esprimendo in un sms inviato alla sorella Michela questo concetto: « Se Dio sta con noi, chi contro di noi?».