Alle 21 in redazione di solito si macina di brutto: la chiusura incombe, testa bassa sulle tastiere e poco spazio per le distrazioni. Niente scocciature, per cortesia. L’altra sera, più o meno attorno alle 21 e con il giornale ancora drammaticamente lontano dall’essere chiuso, qualcuno ha bussato alla porta della redazione provocando la reazione di tutti (compreso il sottoscritto): «Chi è che rompe a quest’ora?». Ed ecco entrare un bambino accompagnato dal suo papà: vuole votare per il concorso “Esci
a cena col tuo campione” e vuole votare per Alice Degradi. «Perché – ci spiega serenamente il piccolo Tommaso – lei è diabetica e anche io sono diabetico, quindi mi piace». La storia di Tommaso e di suo papà Francesco la trovate qui, andate a leggervela perché merita. Qui trovate il mea culpa di un giornalista che alle 21 di un mercoledì qualsiasi era troppo preso dalle sue pagine da chiudere e rischiava di farsi scappare uno di quegli incontri che svoltano le giornate e ti fanno far pace col mondo. Cinque minuti di quelli densi, che quando Tommaso e suo papà se ne sono andati tutti quanti siamo rimasti qui in silenzio a guardarci come a chiederci l’un l’altro se quell’incontro fosse avvenuto davvero o se ce l’eravamo sognato. Tommaso è un bambino diverso, la sua è una storia diversa: e a noi la diversità piace. Non perché amiamo sfruttarla – qualche invidioso, che vorrebbe essere capace di raccontare certe storie ma non lo è, ci ha detto così – ma perché crediamo che la diversità sia il valore più bello che esiste. Continueremo a raccontare le nostre “diversamente storie” su questo “diversamente giornale” gestito da un “diversamente direttore” e portato avanti da un “diversamente editore” con i nostri “diversamente giornalisti”. Questo lo promettiamo a voi che ci leggete, ma soprattutto lo promettiamo a noi stessi. Perché il giorno in cui dovessimo accorgerci di esserci appiattiti, di essere stati risucchiati nel triste piattume della banalità, cambieremmo immediatamente mestiere. E questo giornale smetterebbe di esistere. Alla Provincia potete chiedere davvero (quasi) di tutto, ma non chiedetele mai di essere normale. Non ne sarebbe capace.