Il “day after” alla partita più bella dell’anno è amaro e allo stesso tempo dolce. Amaro perché la mattina della speranza è stata breve: le Final Four andranno a Chalon, smentendo l’ottimismo, durato giorni e giorni sotto le Prealpi, di un’organizzazione interna che avrebbe coronato il brillante cammino della compagine di Moretti (la società ha però fatto sapere – attraverso i propri canali social – che cercherà in ogni modo di agevolare i propri tifosi nell’intento di raggiungere la Francia per assistere all’evento dell’ultimo weekend di aprile).
Dolce perché il mondo del basket si è “accorto” di Varese, l’unica squadra italiana rimasta in corsa nelle coppe europee.
Un traguardo da festeggiare, anche con i complimenti di chi dell’argomento se ne intende eccome. Da una parte del telefono c’è La Provincia di Varese, dall’altra uno che ha vinto, tanto per gradire, tre Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Coppa delle Coppe, tralasciando scudetti e Coppe Italia: ladies and gentlemen, Bob Morse. Inevitabile chiamarlo nel giorno che celebra il ritorno della Pallacanestro Varese all’ultimo atto di una manifestazione continentale dopo 31 anni. Inevitabile, del resto, anche la sua gioia: «Sono contentissimo – esordisce la leggendaria ala di Philadelphia, rispondendo, ovviamente, in un italiano perfetto – Faccio tanti auguri alla squadra di Moretti: penso che già aver raggiunto un evento come le Final Four sia un ottimo risultato».
Certo, è difficile – e fuori luogo – fare il paragone con il passato di cui “Bob mitraglia” è alfiere in carne e ossa, un’epopea che opponeva a Varese avversari ben più blasonati di quelli incontrati nel corso della corrente avventura extra italiana. Ma non è questo il punto, neppure per Morse: «Ripeto, al di là della competitività della coppa in questione, arrivare fino in fondo non può che essere un grande risultato. Fare le coppe europee serve sempre: incontri un tipo di gioco diverso, fai esperienza, ti metti pure in mostra. C’è solo da trarre beneficio». Chiacchierare con il campione è piacevole. Con lui basta spendere il nome di Varese per far finta di accorciare distanze lunghe in realtà migliaia di chilometri.
Morse, diventato recentemente nonno per la seconda volta («Come va la vita da nonno? Molto bene, nonostante la lontananza: i miei figli abitano in Oregon, nella West Coast, a 3000 chilometri da dove sono io. Appena posso li raggiungo, però), nella Città Giardino torna spesso e volentieri: «Devo sistemare alcune cose, ma spero di riuscire a venire anche fra poco, tra maggio e giugno». Con lui si chiacchiera di Openjobmetis e della chiusura degli stabilimenti Whirlpool a Comerio, ma anche di alcuni suoi particolari ex compagni di squadra.
«Lo sa, Bob, che Aldo Ossola e Dodo Rusconi si butteranno anima e corpo in un nuovo progetto per il settore giovanile?». «Avevo sentito qualcosa – confessa Morse – ma poi non ho seguito bene. Quando inizieranno? L’idea mi sembra comunque molto buona: bisogna fare di tutto per crescere finalmente giovani all’altezza. Auguro a Dodo e ad Aldo tanta fortuna e successo».