L’ombra di Alfano sulla Lega Nord. Orrigoni e Cassani gemelli diversi

L’editoriale del direttore di Rete55 Matteo Inzaghi

«Vedere il mio candidato a braccetto con l’Angelino mi mette a disagio», sussurrava giorni fa, a denti stretti, un esponente leghista, davanti alla foto che ritrae Paolo Orrigoni a fianco del ministro Alfano. Sorridenti, gioiosi, circondati dallo stato maggiore dell’Ncd varesino: Cattaneo, Chiodi, Giampaolo. Sono stati proprio questi ultimi a postare su Facebook, orgogliosamente e a più riprese, il controverso scatto, raccolto a Milano, durante la serata a sostegno di Parisi.
E il motivo di tanta fierezza è

piuttosto chiaro: Ncd vuole far capire che il proprio ruolo in coalizione è tutt’altro che marginale e che, di conseguenza, il peso centrista nell’eventuale amministrazione Orrigoni sarà inversamente proporzionale al proprio, assai ristretto, bacino di voti. Quella foto suggerisce agli alleati che sì, le truppe alfaniane saranno anche risicate, ma sono anche le uniche, al momento, a vantare ruoli di governo e che dunque, se Orrigoni approdasse al primo piano di Palazzo Estense, potrebbe contare, grazie a loro, su interlocuzioni privilegiate con l’esecutivo nazionale.
Un messaggio che ci riporta al comprensibile disorientamento del suddetto esponente leghista, il quale si sarà chiesto: che ci fa un candidato sindaco voluto dal Carroccio a braccetto col nemico giurato del Carroccio? Da quando in qua Orrigoni è pappa e ciccia con un ministro che Salvini attacca quotidianamente, definendolo inetto, inerte e incapace di gestire la “invasione” di migranti, e con una forza politica che, in Provincia, è tuttora alleata della Sinistra? Del resto, nell’era della comunicazione, la politica si riassume per slogan e si elabora per immagini.
E allora ecco cristallizzato in quello scatto, e nei quesiti che innesca, il difficile momento di una Lega Nord alle prese con la propria identità storico-politica. Perché se è vero che il varesotto è ancora la culla del Carroccio – il territorio in cui Umberto Bossi ordinava di correre ovunque, persino nei comuni più piccoli, con il simbolo dell’Alberto da Giussano, per non confondersi coi pastrocchi civici – è altrettanto vero che, almeno nelle principali città, l’unico candidato sindaco che tiene alto il vessillo leghista è il gallaratese Andrea Cassani.
E la segreteria provinciale farebbe bene a coccolarlo, valorizzarlo e sostenerlo convintamente: per sostanza, per coerenza e anche per immagine. Perché di Cassani una cosa è certa: non lo vedremo mai a braccetto con Alfano.