Spiacenti, la Provincia è diversa. E farà mangiare il fegato a tutti quelli che vorrebbero un giornale scontato, politicamente corretto, paludato, buonista, istruttivo e scolastico (di solito ti istruiscono a ciò che vogliono loro), uguale agli altri quotidiani – on line o di carta – indipendenti solo nei titoli, negli editoriali o per il peso della loro età anagrafica ma non nei fatti. Non faremo i giornalisti come lo fanno già loro da sempre, non accettando che esista un’altra
strada, un’altra visione della realtà. Un altro giornale a Varese. Saremo noi stessi. Noi “noi”, elettori (o non elettori, si può tranquillamente non votare e vivere meglio, dopo quello che ci hanno combinato certi politici), uomini e cittadini della strada come voi, prima che giornalisti come gli altri. Sulle elezioni non staremo a guardare in silenzio, non faremo finta di essere liberi salvo poi esaltare candidati comodi od occultare quelli scomodi solo perché non si piegano ai voleri del padrone di turno. Diremo cosa ci piace e cosa no. Non faremo i tromboni, non diremo un secondo dopo che si sono chiuse le urne “noi ve l’avevamo detto” (lo fanno da sempre, col senno del dopo) ma proveremo a farlo prima. Parleremo di donne, bambini, studenti, disabili e perché no gay (ne parlano tutti ma solo per lisciare il proprio elettorato, in un senso o nell’altro), e parleremo delle famiglie e delle persone a cui si accompagnano i candidati sindaco perché in tutto il mondo le elezioni le decidono anche o soprattutto le persone a cui ti accompagni: non è voyeurismo, chi hai vicino racconta chi sei e cosa vuoi dalla vita.
Prima del ballottaggio non avremo problemi a dirvi per chi voteremo, non da direttori o giornalisti ma da persone normali che si comportano come fanno tutti gli altri cittadini normali, non nascondendo le nostre idee, come non le nascondete voi. Ci faremo e vi faremo le domande che si fanno i bambini e non i grandi, perché in questo mondo manca la spensieratezza dei bambini mentre abbondano la serietà, l’arroganza, i favoritismi e la capacità di prendersi troppo sul serio degli adulti. Non racconteremo le conferenze stampa che raccontano tutti. Non metteremo le foto più belle o ritoccate ma quelle senza trucchi. E parleremo di cibo, vino, vacanze, soldi, posti di lavoro, spesa, calcio, basket, stadio, palazzetto perché la gente di questo parla, e se ne sbatte di politica nazionale, schieramenti, bandiere di partito o chi appoggia chi se deve scegliere il sindaco di Varese, Busto e Gallarate. Non nasconderemo in dieci righe dieci nella pattumiera della pagina, né casseremo dalle pagine web, il candidato scomodo o il terzo incomodo soltanto perché non si piega alle logiche pubblicitarie, di giornale o di partito. Non faremo i paraculi. Non nasconderemo le amicizie, anzi le mettiamo volentieri in piazza: di Cecco Vescovi siamo amici, come di Noemi Cantele ed Elia Luini, ma lo siamo anche di Stefano Malerba, perché li abbiamo conosciuti sui campi e sulle salite, sui laghi e alle partite, dove vince sempre il più forte, e loro con noi sono sempre stati sportivi, di nome e di fatto. Chi l’ha detto che i lettori non devono venire a conoscenza di tutto, ma proprio tutto? Proprio per sfatare il luogo comune secondo cui chi arriva dal mondo dello sport deve stare lontano dalla politica, che dei valori sportivi se ne infischia o li corrompe, daremo a Francesco Caielli – che dello sport su questo giornale è un simbolo – il piacere di intervistare i candidati sindaco, almeno a Varese. Perché la sensibilità, l’umanità e la verità di chi racconta lo sport (la vita) fa emergere gli stessi valori di chi ha di fronte. Non esistono segreti, noi della Provincia e voi lettori siamo sullo stesso piano, basta uno sguardo o una riga per capire che non mentiamo. Che non vi vogliamo dire cosa fare o non fare (fareste l’opposto, giustamente). Per esempio: se a Varese c’è un sondaggio che gira nelle sedi di partito e vede i due candidati di centrodestra e centrosinistra quasi sullo stesso piano, staccati di due punticini, o quello della Lega Civica attorno al dieci per cento, perché tacervelo? In un mese e mezzo c’è tutto il tempo di cambiare il mondo, se ci credi e racconti sempre la verità.Diciamoci tutto in faccia fino alla fine: bisogna saper vincere e anche saper perdere, e questo per noi è il modo giusto per fare entrambe le cose.