Varese ha tanta voglia di essere ascoltata. Non da oggi e nemmeno fino a domani. Lo dimostra la sua gente, facendolo trasparire sotto quella scorza di discrezione e riservatezza che è sempre stata una delle caratteristiche fondanti della “varesinità”. Siamo un popolo che prima di lamentarsi ne prova tante, che prima di scendere in piazza a manifestare pensa al proprio lavoro, alla propria famiglia, a borbottare – al massimo – al calduccio del suo intimo: ci schermiamo nel metterci in mostra.
I varesini sono generalmente e bonariamente “sulla loro”, hanno paura a disturbare perché in fondo non amano essere disturbati. Rifuggono la platealità, preferendo concentrarsi sui capisaldi della loro semplice esistenza. Ma – nel profondo – hanno tanta voglia di attenzione. Nel nostro piccolo ce ne siamo accorti ieri, accogliendo i cittadini a realizzazione della nostra iniziativa “un giornalista in piazza”. Sono bastati un luogo, lo Iat di piazza Monte Grappa, un tavolo, due sedie e la dimostrazione di un minimo di disponibilità a fare aprire il loro “tesoro” nascosto. Il varesino-lettore-cittadino si è avvicinato a noi appunto discreto, quasi timido, lieve nella sua accortezza. Ma ha parlato, eccome se ha parlato a chi gli ha offerto il proprio ascolto. Ha chiesto di alzare il livello di guardia su alcuni problemi della città, ha fatto circolare idee che potrebbero essere giuste se solo avessero un interlocutore che conta, ha confidato – sussurrando – le proprie paure, i propri disagi, le proprie aspettative sul futuro prossimo e su quello remoto.La Provincia di Varese, però, può essere solo una goccia nel mare di questo bisogno, che deve tradursi in un orecchio abbastanza profondo da farsi porto sicuro. Prima, molto prima di noi, dovrebbe ascoltare chi amministra e chi amministrerà questa città. Perché il varesino ne ha di cose da dire: e alcune non centrano nulla – pensate un po’ – né con piazza della Repubblica e neppure con il parcheggio del Sacro Monte. Prima di questi grandi temi che a volte sembrano gli unici ad animare il dibattito all’ombra delle istituzioni, c’è tutta una vita che si dipana e che necessita di una stampella sicura in chi governa. Ai candidati che stanno andando tra la gente in questa lunga campagna elettorale va fatto un complimento e un ammonimento: bravi, ma ricordatevi di farlo anche dopo. A chi è fermo, invece, va un consiglio: provate l’esperienza di accostarvi a chi vi guarda dal basso, al varesino chiuso, timido, che non fa casino e che se ne sta sempre “da par lu”. Ne scoprirete delle belle.