Avete presente il classico rifugio d’alta quota? Ecco, dimenticatevelo. Il Super G di Courmayeur è proprio un’altra cosa. Chi l’ha fondato lo definisce «il primo mountain lodge italiano»: un luogo di ritrovo in cui è possibile mangiare ai piedi delle piste, dormire come un principe, divertirsi ascoltando musica, fare ginnastica e molto altro ancora. Un gioiello incastonato tra il Monte Bianco e le nuvole. L’artefice di questo luogo da sogno è l’ingegnere varesino Giacomo Sonzini, che insieme al socio Andrea Baccuini (consulente strategico per diverse aziende italiane) ha riportato a nuova vita una struttura alberghiera preesistente di Plan Chécrouit, sopra Courmayeur, aprendo il Super G. Era l’ottobre 2013.
C’entra proprio il mio lavoro di gestore di grandi fondi immobiliari. La struttura preesistente era un credito incagliato di una banca, un albergo che veniva da anni di gestioni sciagurate. Così, nel 2013, io e il mio socio Andrea Baccuini abbiamo deciso di comprare l’immobile per renderlo il primo mountain lodge italiano.
Girando per il mondo avevamo visto, soprattutto in Canada, strutture che andavano ben oltre il classico concetto di rifugio. Erano molto ben organizzate e offrivano un sacco di servizi, su elevati livelli di qualità. Ritenevamo che in Italia qualcosa del genere mancasse. Così ci siamo detti: proviamo. Confesso che buttarci in quest’avventura è stato un atto di fede illimitato, quasi un colpo di testa.
Il background mio e del mio socio non hanno nulla a che fare col mondo degli alberghi o della ristorazione. E quando abbiamo iniziato non avevamo neanche una persona assunta, non sapevamo neppure chi sarebbe stato il cuoco. Il primo anno è stato di totale apprendimento.
Abbiamo assunto dei manager che conoscevano il settore: un direttore che già gestiva strutture alberghiere, un maître che lavorava ad Hong Kong si è preso cura della sala ristorante, uno chef. Pian piano abbiamo formato la squadra che oggi forma la spina dorsale della struttura.
Direi proprio di sì. Siamo alla terza stagione: nella seconda abbiamo fatturato il doppio rispetto alla prima, e nella terza – che sta per chiudersi – il 40% in più della stagione precedente. La crescita è continua. E poi, come dice il mio socio: «La nostra vita sarebbe stata molto più noiosa senza il SuperG». Ha ragione.
Glielo dico subito: la nostra è l’unica struttura alberghiera classificata esistente sulle piste di sci. Dormire sulle piste con un buon livello di comfort è qualcosa di abbastanza unico. E guardando fuori dalla finestra si gode uno scenario lunare, i gatti delle nevi che battono le piste come lucine che viaggiano per le montagne. Ci avvantaggia anche il fatto che la funivia di Courmayeur è aperta fino a mezzanotte: così i clienti possono tranquillamente scendere in paese di sera, fare l’aperitivo, un po’ di shopping, e poi tornare su da noi. Sta avendo ottimi riscontri anche l’après-ski: i turisti apprezzano molto i dj set e la musica.
È possibile trovare piatti tipici valdostani, preparati con materie prime a chilometro zero. Ma puntiamo soprattutto su un menù internazionale, anche per differenziarci dagli altri ristoranti della zona. Uno dei piatti che vanno di più sono gli “Spaghetti di Obama”, realizzati con la pasta Mancini, produttore marchigiano presente nell’ufficio acquisti della Casa Bianca. Altri cavalli di battaglia sono il Raviolo De Filippis (dal nome del nostro chef Pasquale De Filippis), la Zuppa del Gigante, il carpaccio di spigola.
Per quanto riguarda la ristorazione sono prevalentemente milanesi, torinesi, genovesi, mentre in albergo sono metà italiani e metà stranieri. Non mancano clienti noti: da Filippo Inzaghi ad Alena Seredova, da Matteo Arpe a Massimo Ambrosini. Ma a noi piace definire il SuperG un posto inclusivo, non esclusivo. Nessuno è tagliato fuori.
C’è anche qualche varesino?
Certo, abbiamo ospitato persone di Varese, Busto, Gallarate, Saronno.
Ora sono 26, ovviamente stagionali perché per il momento siamo aperti solo d’inverno. Non è escluso che prossimamente la struttura possa aprire anche per la stagione estiva.
La nostra idea, fin dall’inizio, era quella di realizzare un format che fosse replicabile in altre località sciistiche. Ci piacerebbe realizzare un altro SuperG in Italia o nelle Alpi svizzere e francesi. Qualcuno ci ha già chiesto di andare a vedere dei posti dove potrebbe essere replicato il Super G di Courmayeur. È una bella soddisfazione, vuol dire che abbiamo colpito l’attenzione. Se dovesse presentarsi l’occasione giusta, non ci tireremo indietro: saremo abbastanza veloci e incoscienti da provarci ancora.