Era una di quelle persone che sembravano eterne. Perché eterna è l’arte e l’amore per l’arte che ha trasmesso ai suoi studenti, generazioni di varesini che si sono avvicendati sui banchi del liceo Cairoli, avendo la fortuna di incontrare ed essere allievi della professoressa Anna Maria Bossi Bonomi.
È difficile, quasi blasfemo, riassumere in poche righe il ricordo di una figura così profonda e poliedrica, come quella della professoressa Bonomi. Incantatrice della parola, possiamo definirla,
perché nelle lezioni di letteratura italiana non si limitava alla mera spiegazione del programma didattico. Tutt’altro. Voleva che gli studenti potessero assimilare gli argomenti, quasi toccare con mano le parole delle sue spiegazioni.
Apriva numerose parentesi, approfondiva ogni lato e curiosità, condiva di aneddoti le lezioni. Uno stile che all’apparenza o allo studente poco attento poteva apparire eccentrico, ma che in realtà apriva la mente e ti faceva apprendere nel vero senso della parola.
Le sue non erano semplici lezioni, ma vera e propria “trasmissione” di cultura e passione per la cultura. Gli studenti non semplici nomi da elencare durante l’appello, ma persone complete di cui scoprire le più piccole sfumature ed aiutare a costruire ed accrescere la propria personalità.
Come quando consigliò, come libri per l’estate, volumi diversi ad ognuno dei suoi studenti, a seconda delle esigenze e delle tendenze di ognuno. Non si fermava alla superficie.
E questo rapporto con i suoi studenti, che diventavano anche amici, in molti casi, diventava ancora più stretto nei suoi corsi di teatro, che organizzava e teneva come attività extracurriculare al Classico.
La scuola, l’insegnamento, erano la sua vita. Dovette andare in pensione nel 2000, non per sua scelta. Lei sarebbe andata avanti a insegnare sempre al Liceo Cairoli, ma per limiti d’età le fu imposto il ritiro. Ma il suo spirito non era fatto per la vita da semplice pensionata. Continuò ad insegnare teatro nella sua casa di via Sanvito. Quindi, pochi anni dopo, la fondazione della Scuola Teatrale Città di Varese.
La ebbi come insegnante i primi due anni del triennio del Classico, fino al suo pensionamento. Ebbi ancora la fortuna di poterla frequentare anche successivamente, fino a pochi anni fa. Sia come giornalista che per motivi artistici. Ogni volta parlare con lei era qualcosa di eccezionale.
La sua cultura e la sua grande apertura mentale non la facevano solo un’insegnante eccezionale. Ma una donna rara, un’amica preziosa. E i suoi insegnamenti resteranno per sempre come segno indelebile nei suoi studenti e nel teatro che ha così tanto amato.