– Una mattinata di basket vero, di pallacanestro attuale ma anche di altri tempi, in cui però non si è parlato solo di quello. Tre diverse declinazioni per esprimere lo stesso concetto, una esemplificazione perfetta per presentare tre grandi personaggi che hanno scritto la storia del basket italiano e mondiale: , quando ancora era palla al cesto, , uomo di pallacanestro e , che rivendica l’onore di aver giocato a basket.Loro in cattedra e di fronte a loro, gli studenti di Scienze Motorie dell’Università dell’Insubria nella nuova palestra di via Monte Generoso ed il prof. , che ha organizzato questo incontro. In platea, in un angolino, c’era anche , istituzione della pallacanestro varesina ed italiana, oltre che membro della Hall of Fame proprio come i tre protagonisti.
Ognuno di loro ha snocciolato vecchi ricordi e consigli nei confronti dei ragazzi che studiano per intraprendere la carriera di allenatori, istruttori o professori di educazione fisica. Quindi sì, si è parlato di basket ma non solo. A prendere la parola per primo, tra i grandi al tavolo, Paolo Vittori, che ha raccontato la sua storia di giovane cestista partito da Gorizia e passato per Bologna e Milano prima di approdare a Varese, da cui non se ne è
più andato: «Invece di allenare, ho scelto di insegnare a fine carriera. Però la mia missione è stata quella di insegnare a giocare, non a vincere. A voi studenti consiglio di amare i ragazzi che allenerete o che avrete come studenti, perché attraverso lo sport avrete la possibilità di farli crescere. Abbiate stima e rispetto, e soprattutto coltivate le amicizie». Charlie Recalcati, invece, ha declinato la sua enorme esperienza nel basket per spiegare agli studenti l’importanza di restare al passo con i tempi, la capacità di avere a che fare con generazioni diverse. «Ho avuto a che fare, da giocatore prima e da allenatore poi, con atleti di generazioni diverse tra cui sono intercorsi 65 anni, da Riminucci che è un ’35 fino ai giovani del ’95 che emergono ora – ha esordito il Charlie – Cambiano le abitudini, cambiano i modi di proporsi, i tempi, ma sarebbe sbagliato pensare che la nostra generazione era migliore di questa. Io ho imparato a giocare ai videogames con mio nipote e questo mi ha aiutato a rapportarmi meglio con i più giovani dello spogliatoio». E ha ricordato, tra gli sguardi curiosi dei ragazzi, le sue regole che volle appendere negli spogliatoi del Pala Whirlpool, in italiano ed in inglese: «1- Impara ad accettare i tuoi limiti, è un segno di forza e non di debolezza, aiuta a poterli superare e a mettersi sempre in gioco per migliorare. 2- Pensa che come te ognuno ha dei limiti, quindi sii capace di aiutare il tuo atleta o il tuo compagno a superarli, così come lui aiuterà te. 3- Se aiuti un tuo compagno a migliorarti, sei un vincente».
Più goliardico l’intervento di Fabrizio Della Fiori, una vita passata a Cantù prima di approdare a Varese: «Le cose serie le hanno già dette Paolo e Charlie, io cercherò di farvi ridere un po’, prima però vi do un consiglio. È importante il gruppo, trovarsi bene tra compagni ma anche con gli atleti che eventualmente allenerete. Io ho vinto a Cantù ed in Nazionale perché facevo parte di un gruppo unito, ancora oggi ci troviamo a bere e mangiare assieme, soprattutto mangiare. Però è una conferma che con un gruppo forte, si può fare qualsiasi cosa nello sport». E l’incontro è proseguito tra aneddoti, risate, battute. Perché oltre all’aspetto educativo, con Charlie, Paolo e Ciccio era davvero impossibile annoiarsi.