Il ritorno di , 26 anni dopo in lista a Varese come : «Dimostrazione di coerenza. Mi candido perché non voglio che Varese diventi come Bologna o Bruxelles».
C’è anche il nome di Massimiliano Ferrari, detto Max, nell’elenco dei 32 candidati della Lega Nord per Palazzo Estense.
«Con Maroni e , siamo gli unici reduci delle elezioni comunali del 1990, tempi pionieristici in cui nelle piazze ci prendevamo gli insulti e gli sputi» fa notare l’ex direttore di Telepadania, che dopo la parentesi degli anni del “Cerchio magico” è tornato ad essere uno dei colonnelli del movimento in città.
Ora Salvini è portato in trionfo in piazza del Podestà: «Il clima è cambiato – ammette Ferrari – l’elettorato nella sua generalità è molto preoccupato dalla questione immigrazione e sicurezza. Sono convinto che ci arriveranno molti voti di persone a cui magari non piace in toto il programma della Lega, ma che riconoscono che siamo l’unico movimento che ha nelle sue corde il tema dell’autodifesa». Nel suo ritorno in campo a Varese c’è anche un motivo di “revanche”: «Io sono molto criticato – racconta Max Ferrari – i miei detrattori dicono che ripeto sempre le stesse cose da quasi trent’anni».
«Ma io me ne faccio un vanto, perché per me è un segno di coerenza. Tra l’altro devo dire che tutte le cose che ho detto si sono purtroppo avverate. Sono stato uno dei primi a parlare di pericolo islamico e abbiamo visto che dimensioni ha assunto, sono stato uno dei primi a dire che l’immigrazione si sarebbe trasformata in immigrazione di massa e incontrollata. È vero, ripeto le stesse cose ma purtroppo spesso ci azzecco».
Sul palco di piazza del Podestà il segretario cittadino lo ha accolto ricordando il suo reportage del 2004 nelle banlieues francesi per sottolineare i problemi di integrazione con l’Islam: «Nessuno ci ascoltò, oggi dobbiamo avere a che fare con questa realtà. Ma faremo di tutto perché non arrivi a Varese – promette Max Ferrari – spero che la mia presenza serva per a tenere alta la questione sicurezza, e il vessillo dei varesini padroni a casa propria. Non vorrei che Varese si trasformasse troppo presto in una Bologna o in una novella Bruxelles».
Ma il sindaco cosa può fare di fronte a fenomeni di questa portata globale? «Il sindaco ha degli strumenti – sostiene Ferrari – può fare delle pressioni sulle forze dell’ordine, può usare di più i vigili non per fare le multe alle auto in divieto di sosta ma per pattugliare meglio i punti sensibili del territorio, può sensibilizzare i cittadini sulla questione ronde o ronde di vicinato. Il sindaco non ha la bacchetta magica, ma può incidere moltissimo, soprattutto in una città di medie dimensioni come Varese, che non è New York».
Ecco perché a Varese serve un sindaco sostenuto dalla Lega, anche se potrebbe essere il primo non leghista a Palazzo Estense dal ’92 in poi: «Mi sembra una persona che ha voglia di spendersi per la città – lo promuove Max Ferrari – Va detto che si è messo a disposizione in un momento molto difficile. Oggi credo che il centrodestra stia riguadagnando posizioni anche nelle grandi città, ma quando Orrigoni ha detto sì, molti ci davano per morti. Per questo rispetto questa sua scelta e credo che sarà un buon sindaco».
Il responsabile della Lega Lombarda per i rapporti con l’estero («conto, se sarò eletto e se non sarò eletto lo farò lo stesso – promette – di portare le mie conoscenze a livello internazionale a favore della città, come già fatto con l’associazione Lombardia-Cina»), è convinto che quello di giugno «sarà un voto politico. Vinceremo a Varese, ma anche a Milano, Roma e nelle grandi città».
«Sarà un foglio di via che i cittadini consegneranno a Renzi e al suo disastroso governo».