Trent’anni di bugie sui morti di Sheffield per poter arrivare al “modello inglese”

L’editoriale del nostro Francesco Caielli

Quattro anni prima c’era stata la carneficina dell’Heysel: trentanove morti che avevano fatto inorridire il mondo e inchiodato un Paese intero davanti alle sue responsabilità. Liverpool e i suoi tifosi, i famigerati hooligans della “Kop”, erano diventati sinonimo di violenza, sangue e morte. I novantasei morti di Hillsborough arrivarono improvvisi, quel pomeriggio del 15 aprile 1989, per dirci che da quel giorno il calcio non sarebbe stato più lo stesso. L’Inghilterra fu risucchiata da un’indignazione popolare senza precedenti,

e il Primo ministro Thatcher decise che quell’indignazione andava ascoltata, cavalcata: guerra aperta agli hooligans, che stavano facendo a pezzi l’immagine e il prestigio del Regno Unito in tutto il mondo.
Ecco perché fu automatico e naturale, dopo quei novantasei morti, puntare il dito contro di loro: contro i tifosi, ancora una volta assassini. A nessuno venne il dubbio, nessuno osò mettere in discussione la ricostruzione ufficiale e quei pochi che ci provarono vennero subito messi a tacere. Quei novantasei morti servivano a chi aveva deciso di sconfiggere, davanti all’opinione pubblica, le frange più violente delle tifoserie inglesi.
Oggi, dopo quasi trent’anni, è stata scritta una verità diversa: a causare quella tragedia fu la polizia di sua Maestà, che mandò al macello novantasei persone mentendo per anni su come andarono le cose. Quando di tanto in tanto qualche opinionista improvvisato oggi si mette a blaterare sul “modello inglese”, voi ricordatevi che a quel tanto decantato “modello” ci si è arrivati anche grazie a questa bugia. E alle vite di novantasei persone.