Sulla scorta del primo turno, Stefano Malerba resta in campo, forte di un risultato che gli lascia stretto nel pugno il proverbiale ago della bilancia. La sua Lega Civica ha ottenuto 2.500 voti, 700 in più rispetto alla forbice che separa i due sfidanti al ballottaggio. Ma più che sui numeri, Malerba fa leva sull’appartenenza, riflessa nel rapporto tra voti e preferenze.
Tradotto: il consenso ottenuto è di tipo relazionale. Difficile si disperda. Facile che si sposti in blocco.
E a chi si aspettava frasi di convenienza circa i possibili accordi, la Lega Civica risponde a suon di contenuti. Subordinando la propria scelta di campo a quelle che considera le priorità per Varese: PGT riveduto e corretto, politica sociale per gli anziani e i poveri.
Della serie: chi ci sta, alzi la mano e garantisca l’inserimento di questi punti nel proprio programma. Destinatari del messaggio, entrambi gli schieramenti: il centrodestra, che sbaglia a farne una questione più ideologica che amministrativa, perché non esiste un ovile al quale tornare, ma un’agenda da rispettare. E il centrosinistra, attraversato da fibrillazioni che da qualche tempo costringono Galimberti a occuparsi più degli equilibri interni che delle dinamiche esterne. Nella coalizione albergano diverse anime e la linea Zanzi sembra più che mai preponderante. Per arginarla, il candidato sindaco ha imboccato una strada decisamente partitica, rischiando di sacrificare il valore aggiunto del proprio consenso sull’altare di un renzismo d’emergenza. Una mossa autolesionista, i cui effetti si sono già visti al primo turno.