PORTO CERESIO Un dramma della solitudine che ha scosso l’estate di Porto Ceresio. Squarciando il velo di indifferenza che aveva accompagnato gli ultimi anni di vita di Giovanni Battista Pedeferri. Questo il nome dell’uomo, il cui corpo, ormai semi mummificato e in notevole stato di decomposizione è stato rinvenuto ieri mattina nella cittadina rivierasca, all’interno della vecchia casa alloggio dei ferrovieri, proprio a lato della stazione, in via Fratelli Bertolla.
Un tugurio a ridosso dei binari, eletto dall’anziano a sua dimora. Un esilio volontario il suo. Iniziato nel 2001. Pedeferri era, infatti, un senza fissa dimora. Aveva rinnovato la carta d’identità nel 2006, ad Arcisate ultimo suo domicilio regolare, ma dal 2001 non aveva segnato alcuna residenza: viveva qua e là nella zona della ex stazione, lungo i binari della Varese – Porto Ceresio. E lì, in mezzo alla spazzatura e al degrado, ha trovato la morte. Probabilmente per cause naturali, vista l’età e le precarie condizioni di salute derivanti da una vita senza troppe attenzioni.
A scoprire il cadavere il personale di un’azienda che ha in appalto, da Rete ferroviaria italiana, la pulizia dei prati che costeggiano i binari e delle vecchie strutture logistiche delle Fs. Questa mattina, quando gli operai si sono recati sul posto, a qualche centinaio di metri dalla stazione vera e propria, per tagliare l’erba e svuotare l’edificio dall’immondizia hanno svelato il dramma. Attirati dall’odore che proveniva dalla casupola, hanno ritrovato il corpo dell’uomo. Lì da mesi, almeno quattro, anche secondo i sanitari della Asl intervenuti sul luogo del ritrovamento che hanno definito il cadavere sostanzialmente “mummificato”. Martoriato dal tempo e dall’azione dei topi e delle larve.
Uno scenario terribile in cui si sono trovati ad operare i carabinieri di Porto Ceresio, subito intervenuti per operare i primi rilievi. Loro hanno trovato addosso all’uomo 1.800 euro in contanti, mentre il cadavere in posizione supina giaceva vicino ad una finestra e con ancora qualche brandello di vestiti e le scarpe. Adagiato tra rifiuti, sporcizia e vestiario di ogni tipo. Riconoscibile solo dalla carta di identità che l’anziano aveva con se. Così si è conclusa la sua esistenza: quella di un senza fissa dimora, notato da diverse persone che lo vedevano bazzicare per la stazione, ma di fatto ignorato da tutti. Forse anche per una scelta personale. Da almeno otto anni i rifugi improvvisati erano la sua unica casa.
Sarà ora l’autopsia a dire con precisione a quando risale il decesso anche se ci sono pochissimi dubbi sulle cause naturali. La presenza dei contanti e l’età dell’uomo lasciano ipotizzare che possa essersi trattato di un malore. Con l’interrogativo che si sposta ora sull’attenzione ricevuta da Pedeferri in vita. Con la sua presenza segnalata anche da diversi cittadini che non ha cambiato le cose. Fino alla morte e alla scoperta del suo corpo privo di vita.
b.melazzini
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