Domenis è la distilleria che fa scuola in Italia. Lo fa per la qualità ineccepibile di ogni suo prodotto, per il rigore della filosofia aziendale, per l’attaccamento al territorio, per la lunga storia familiare. Ma fa scuola anche per chi vuole avvicinarsi al mondo della grappa, quella vera.
Una storia che inizia nel 1898 quando i Domenis si stabiliscono a Cividale del Friuli e l’avo Pietro fonda la distilleria che comincia a distribuire i suoi prodotti nel territorio friulano. Cividale è centrale nei racconti dell’azienda, la quale alla città che la ospita attribuisce la stessa centralità dei suoi prodotti, come se il territorio fosse un ingrediente stesso delle grappe.
«Nel territorio siamo sempre stati inseriti in modo naturale», spiega Cristina Domenis, erede della famiglia: «La
distilleria è un ulteriore anello della filiera vitivinicola, ne assorbe i sottoprodotti che sono la vinaccia e la feccia di vino, per ottenerne un prodotto nobile; e il nostro territorio è ad altissima vocazione vitivinicola, infatti già Pietro passò dalla distillazione di scarti familiari all’abbondanza di una materia prima che già allora derivava da uve di ottima qualità».
Pietro Domenis alla fine dell’800 «in montagna aveva imparato l’arte distillando i residui di tutto purché fermentescibile (frutta bacata, grandinata, scarti di ogni genere): suo padre lo aiutò nell’impresa acquistandogli un piccolo terreno e donandogli un alambicco», continua Cristina, «gli trasferì il know how della distillazione e lo aiutò nell’avvio; negli anni e dopo quattro generazioni, i discendenti della famiglia che sono stati contagiati dalla passione della distillazione e del prodotto stesso hanno continuato a lavorare in azienda che è rimasta sempre nello stesso luogo, pur ingrandendosi».
Vista la longevità di Domenis, abbiamo chiesto a Cristina come sia cambiata la grappa dagli albori a oggi: «Probabilmente la prima grappa veniva usata come unguento e i primi bevitori se ne servivano per riscaldarsi e poter affrontare lavori duri come il loro palato! I distillatori che hanno lavorato al suo miglioramento hanno portato all’evoluzione di un prodotto molto più morbido che il mercato ha cominciato a premiare e a richiedere: da sempre la grappa sul mercato ha dovuto confrontarsi con spirits molto più semplici e di conseguenza più lisci, come i distillati di vino e di cereali; negli anni, del prodotto spigoloso e rude, i distillatori oculati hanno provveduto a limare le punte e ad annullare o abbassare i difetti più comuni».«Ma è cambiata anche la materia prima» prosegue Cristina Domenis, «ormai le spremiture delle uve sono sempre più soffici, sono passati i tempi in cui il terreno veniva sfruttato per la massima produzione dell’uva, veniva sfruttata la vite e infine la vinaccia veniva torchiata fino all’ultima goccia: le tecniche di campagna e quelle di vinificazione hanno subito un’evoluzione tale qui in regione da vantare la produzione di innumerevoli uve e vini di altissima qualità».