Da una parte c’è chi esulta per la vittoria della democrazia referendaria, dall’altra chi dipinge scenari apocalittici sui possibili effetti della Brexit. Ma nessuno può dire con esattezza cosa accadrà: le conseguenze di qualunque prima volta sono, per definizione, imponderabili. Di sicuro, però, qualche ripercussione ci sarà. E noi varesini siamo spettatori privilegiati, grazie a due eccellenze che sorgono sul territorio: il Centro Ricerche di Ispra e la Scuola Europea di Varese. Proviamo a immaginare lo stato d’animo
degli studenti britannici diventati, di fatto, extracomunitari. In un istituto che, a 56 anni dalla sua fondazione, vedrà cancellata una delle sue sezioni più storiche. Risorse, personalità e talenti, abituati a vivere al nostro fianco, sono da oggi un po’ più lontani, un po’ più stranieri. Dopodiché, restano da valutare gli effetti economici, che Confartigianato e Univa tratteggiano con toni drammatici, pensando alle aziende italiane con sede nel Regno Unito, che si ritroveranno a sostituire le collaudate regole europee con vincoli e costi britannici. E alle filiali italiane delle imprese inglesi, che potrebbero decidere di fare i bagagli. Qualcuno auspica che la Brexit darà più spazio e più peso all’Italia. Altri che lo scossone spaventi i vertici comunitari al punto da spingerli a correggere la propria politica. Scenari ipotetici, che oggi cedono il passo alla componente emotiva. Perché solo il tempo potrà dire se il voto inglese sia stato un coraggioso salto nel buio, oppure un danno politico, economico e culturale del quale la Storia, presto o tardi, ci presenterà il conto.n