I risparmiatori italiani hanno pagato ieri il prezzo più caro per la decisione degli inglesi di abbandonare l’Unione europea. Il crollo del 12,5% registrato a Piazza Affari non ha precedenti nemmeno nei giorni neri delle crisi del 2008 e del 2011. E brucia ancora di più il fatto che la Borsa di Londra abbia avuto una caduta “solo” del 3,15%: un segnale di panico è venuto comunque dalle valute con la sterlina che ha perso il 10% del suo valore quando sono stati resi noti i risultati del voto.
Il tonfo dei mercati europei dimostra che la Gran Bretagna andrà per la sua strada, abbandonando un’Europa che aveva sposato solo per interesse, lasciando agli altri la difficoltà di affrontare uno scenario caratterizzato da una spirale di elementi negativi: la crisi di fiducia, l’estendersi della protesta, l’avanzare di classi politiche che antepongono l’ambizione personale al bene comune. Con una profonda divisione anche tra i più convinti europeisti: continuare sulla difficile e complessa strada di una sempre maggiore integrazione politica oppure ripensare un modello federale con istituzioni centrali leggere ed ampie autonomie ai singoli paesi? Come ha scritto l’Economist “l’impensabile è diventato irreversibile”. Ora lasciamo i sudditi di Sua Maestà britannica al loro destino. È il momento di ricostruire l’Europa sulle basi ideali dei fondatori, riprendere lo spirito della ricostruzione del Dopoguerra, guardare alla grande forza del mercato e della moneta unica. L’Unione europea deve ritrovare tutte le risorse politiche ed economiche per riprendere il cammino, correggere tanti difetti e conciliare gli interessi con la solidarietà.