«Il futuro di Varese riparte dal suo patrimonio»

Il progetto - Ne abbiamo parlato con Jessica Silvani, autrice e coordinatrice del progetto Varese Musei

– Dal 2014 a oggi la Varese dei musei ha cambiato volto, diventando più bella con la riapertura di un autentico gioiello quale la Casa museo Lodovico Pogliaghi, il riallestimento della collezione etno-archeologica dei fratelli Castiglioni, la riattivazione dell’accessibilità e fruibilità dell’Isolino Virginia. Si è trattato di un percorso non banale, culminato nel lavoro di squadra che nel corso del 2015 ha visto sei musei cittadini e altrettanti enti proprietari e gestori (sia pubblici che privati no profit) sviluppare insieme VareseMusei.

Con un unico obiettivo: la migliore valorizzazione, conoscenza, messa in rete e fruizione dei beni culturali. Non tutti lo sanno ma Varese custodisce un patrimonio di ottimo livello e alcuni veri e propri gioielli: dalla coppa Cagnola, manufatto in vetro della seconda metà del IV secolo oggi al Museo civico archeologico di Villa Mirabello, alla Tamar del Giuda di Francesco Hayez, dipinto tra i massimi capolavori della prima maturità artistica del pittore arcinoto per Il bacio; dalla collezione di calchi di graffiti preistorici dello uadi Bergiug (in Libia) del Museo Castiglioni, alla raccolta d’arte legata alla storia secolare del Santuario di Santa Maria del Monte raccolte al Museo Baroffio e del Santuario, uno dei musei lombardi di più antica fondazione. Ne parliamo con Jessica F. Silvani, autrice e coordinatrice del progetto VareseMusei. Nel 2015 si è registrato un considerevole aumento di presenze nei nostri musei civici: le sedi del Castello di Masnago, Villa Mirabello, Isolino Virginia e Sala Veratti hanno registrato alcune migliaia di visitatori in più rispetto all’anno precedente. E, considerando tutti i musei della rete VareseMusei, le presenze nel 2016 sfonderanno ampiamente ogni risultato precedente. È un dato che rispecchia il trend nazionale: il 2015 è stato l’anno record dei musei (+14% di incassi) e dal mercato del turismo culturale arrivano segnali molto positivi. Nell’immaginare possibili traiettorie di sviluppo per il futuro, alla base vi è, per me, l’idea che la cultura sia da considerarsi a pieno titolo tra gli elementi costitutivi di quel sistema complesso che è un territorio. E che sia co-autrice – nel suo interagire con e saper stimolare altri fattori quali l’istruzione, l’industria, il turismo ecc. – di mutamenti ampi. Il lavoro fatto con VareseMusei è il primo passo compiuto all’interno di una visione che vuole essere ampia e sistemica, che vuole innescare un cambiamento.

Ho una formazione economica, e forse per quesito ritengo sempre tale dimensione quantomeno non trascurabile. Ma credo anche che questa logica, quella del valore economico, non debba mai arrivare a sostituire la cultura come valore in sé. Rifacendomi a Throsby, uno dei maggiori economisti della cultura contemporanei, credo che il processo di elaborazione delle politiche culturali dovrebbe tenere in considerazione concetti di valore alternativi rispetto alla mera dimensione economica. Sia che esse mirino a promuovere l’identità culturale, la creatività o altri aspetti della vita di una comunità, o che invece si focalizzino su misure specifiche a favore delle arti, del patrimonio o del turismo, resta essenziale nella loro formazione e attuazione la ricerca di un giusto compromesso tra considerazioni sul valore economico e sul valore culturale. È indubbio, a esempio, che la cultura sia veicolo dell’identità locale per eccellenza, fattore in grado di migliorare l’immagine percepita e proiettata all’esterno di un territorio, e quindi vero motore dell’attrattività di un territorio. Un’identità locale che non deve guardare al passato ma al presente perché ‘Tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri’.

Cosa fare? Il settore culturale necessita di reti, di collaborazioni ampie e di progettazione integrata. È questo che abbiamo provato a fare con VareseMusei. Abbiamo lavorato, e stiamo ancora lavorando in maniera informale, apportando professionalità e punti di vista diverso: storici dell’arte, operatori, tecnici, e io che sono un’economista e progettista, tutti uniti dal comune obiettivo di dare risposta ai temi oggi emergenti in ambito culturale, come ad esempio la necessità di trovare nuovi modelli di gestione del patrimonio, data la scarsità delle risorse. Ritengo sarebbe importante continuare poi il lavoro di conoscenza e di racconto avviato. Varese ha un patrimonio che non sempre si fa cogliere al primo sguardo, e per questo sono consigliatissime le guide (disponibili presso i bookshop dei musei, nelle librerie cittadine e negli store on-line) della collana VareseMusei e le audioguide, che possono essere scaricate gratuitamente dal sito varesecultura.it. Strumenti che raccontano l’arte e la storia della città e permettono di avvicinarsi con piacere a una migliore conoscenza e alla scoperta di tutto il bello varesino.

Tra i possibili elementi di novità, già in divenire, una sostanziale e positiva collaborazione con il Fai e in particolare Villa Panza, per arrivare formulare una proposta articolata ma con tratti di unitarietà. Con l’obiettivo di rendere l’esperienza di vista facile e piacevole anche rispetto a fattori quali l’accessibilità e di rendere il pubblico protagonista. Anni fa il consiglio Consiglio d’Europa bocciò l’Italia, affermando che “in qualsiasi conflitto tra tutela e accesso del pubblico, il pubblico risulta sempre perdente”. Lo sforzo e la volontà è dunque rendere i musei della città non solo la casa dell’arte e della storia, fondamentale fattore identitario, ma anche un veicolo di crescita per tutti, giovani e adulti, una fonte di ispirazione, un luogo del cuore da vivere ogni giorno, e infine una bandiera elemento di attrazione della città e del suo territorio.