Italia-Germania ci chiama. E Varese risponde: «vincere!»

Sogno Azzurro - I varesini scendono in campo per una delle sfide più avvincenti

Non vi parleremo di quel 4-3 conquistato allo stadio Azteca di Città del Messico, quel 17 giugno del 1970. No: quella è stata la partita del secolo, e tutti conosciamo già tutto. Sappiamo (e sapete, ovviamente) i marcatori, e i minuti delle marcature. Boninsegna all’8’, e al 90’ Schnellinger. Poi ai supplementari che sono entrati nella storia, e che a rivederli vengono le lacrime agli occhi: quel gol di Müller al 94’, poi il primo momentaneo –

è proprio il caso di dirlo – pareggio con Burgnich che va a segno al 98’. Il contro-sorpasso di Gigi Riva al minuto 104, e la risposta dei teutonici, sempre dai piedi di Müller al 110’, che non si fa attendere. E il capolavoro che vale la vittoria finale a firma di Rivera. Siamo al 111’: e, in quel momento, l’Italia inaugura la sua supremazia che è durata fino ad oggi sui tedeschi. Già, perché oggi è tutto diverso: e, ogni partita è una storia a sè. E, questo Europeo ce l’ha dimostrato più e più volte. Lo ha dimostrato anche a tutti noi che, nel calcio, tutti i record sono fatti per essere sfatati, tutte le serie sono fatte per essere interrotte: vedi la nostra vittoria agli ottavi contro la Spagna di Vicente del Bosque. Ovviamente, tutti noi, speriamo che questa verità non valga per gli Azzurri, questa sera. Quando, al Matmut Atlantique, alle 21, scenderanno in campo Germania e Italia. Per un quarto di finale che si preannuncia epico. Per altro quarto di finale, che alla mente ci fa ritornare la semifinale, giocata allo a Dortmund il 4 luglio del 2006, davanti a 65.000 spettatori. Due gol, sempre ai supplementari, che ci hanno spalancato le porte del Mondiale. Ed è proprio con quei gol negli occhi, quei due splendidi capolavori di Grosso e Del Piero, imboccati dal regista azzurro più forte di sempre Andrea Pirlo, che ci avviciniamo a questa sera. Sogni o incubi . Soddisfazioni o delusioni. Vita o morte. Gioia o tristezza. Sentimenti contrastanti ci accompagnano alla vigilia. E, i nostri tormentoni tricolore, quelli che sono fantasmi da cui è impossibile scappare, fuggire: De Rossi sì, De Rossi no. Sturaro sì, Sturaro no. Basta girare a Varese. Noi lo abbiamo fatto ieri per renderci conto che non si parla d’altro. Basta solo camminare in centro, con aria distratta, e origliare quello che la gente dice attorno a te, per accorgersi che quella di questa sera non sarà una partita come le altre. Ma qualcosa di più. Qualcosa da vivere tutti assieme, fianco a fianco, per un semplice gesto: un abbraccio. Di gioia, per una vittoria, consolatorio per una sconfitta. Quindi, l’unico consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di vederla in giro, e non a casa. All’Ippodromo c’è il maxi schermo, ma per le vie del centro ci sono i bar. Dove sedersi con gli amici e bere, e bere, e bere. All’Epicuro, ci dice Giuliano Cordì, il titolare: «Metteremo un 50 pollici, e berremo una birra tedesca alla faccia dei tedeschi. Ah, non presentatevi con la loro maglia, o non vi serviamo». Poco più in là, al Balthazar del mitico Raffaele Skizzo, una sarà una serata “gastronomica” quella di oggi: «Beh, gnocchi e birra, per tutti. Sarà una “maialanza”». Oppure vi proponiamo un gin tonic da Ricky del Bosisio. Insomma, dove vogliate vedere la partita, poco importa. Conta solo una cosa: vincere.