Cos’è Italia-Germania? È il fascino assoluto di una sfida calcistica. Che noi abbiamo vinto spesso dopo super-partite. Tre per tutte, ai mondiali. La finale di Madrid ’82, quando Zoff alzò la Coppa del triplete. La semifinale di Dortmund 2006 che ci lanciò verso la conquista dell’ennesimo trionfo iridato. Poi naturalmente, e anzi prima, il 4-3 di un’altra semifinale, all’Azteca di Città del Messico, nel 1970. Erano i miei tempi: di Mazzola, Facchetti, Rivera, Boninsegna, Riva. Una stagione di fuoriclasse: così
tanti insieme difficile rivederli. Era la mia epoca, ma stavolta da vice di Sacchi alla guida degli Azzurri, anche quando all’Europeo ’96 pareggiammo 0-0 a Londra coi tedeschi, sbagliando un rigore con Zola. Ci eliminarono dal girone e arrivarono vittoriosi sino in fondo. Stasera come andrà? Andrà bene, vedrete. Perché la Germania ha miglior qualità, pensiamo a Draxler, Ozil, Muller o a Neuer, Khedira, Gomez; ma noi abbiamo maggior determinazione. Più carattere. Direi addirittura ferocia. Agonistica, chiaro. La squadra è di forte impronta caratteriale, con la mentalità giusta, e lo spirito adatto a queste battaglie. E poi, che difesa formidabile col trio Barzagli-Bonucci-Chiellini. Solo un gol preso fin qui: vorrà pur dire qualcosa. Sarà decisivo Buffon: più che tra i pali, fuori dei pali. Deve aspettarsi tante incursioni aeree, e sventarle uscendo molto. Ci riuscirà. Il resto ce lo si gioca sulla forza fisica e sull’acume tattico. Una volta la Germania aveva la prima, noi il secondo. Oggi siamo pari. Farà la differenza l’anima tricolore. L’anima da grande impresa.