Galimberti guidi la cordata per difendere un nostro simbolo

Il nuovo consiglio comunale s’insedia trovando un’emergenza sui banchi: la clinica La Quiete a rischio di chiusura. L’azienda è privata, ma d’utilità pubblica il ruolo sanitario svolto. E dunque chi amministra il bene civico deve occuparsi del disagio, in tal caso drammatico, d’una parte della collettività che presta servizio a favore di tutti. Parte non piccola: si tratta di decine di dipendenti che –pur proseguendo con diligenza la loro opera- da tre mesi non ricevono lo stipendio e la cui sorte lavorativa è

appesa a un sottilissimo filo. Nell’attesa che, dopo anni di malaccorta gestione, la proprietà vada all’asta, tocca alle istituzioni farsi del problema un carico politico maggiore di quello sinora sostenuto. Mobilitati da tempo, il prefetto, il presidente della Regione, quello della Provincia e il sindaco sono chiamati a una risposta capace di mobilitare le forze economiche, locali o non locali, in grado di garantire il futuro di un’azienda-simbolo di Varese. La Quiete, cui l’indimenticato dottor Giorgio Riva conferì un profilo d’assoluta eccellenza professionale, rappresenta uno degli orgogli storici della città. Ciò che autorizza/impone l’esercizio d’ogni possibile, legittima, autorevole pressione che scacci l’incubo del fallimento.
Efficiente nell’avviare cordate per nuove iniziative imprenditoriali o salvarne di vecchie prossime al default, Varese si unisca e salvi La Quiete. Tocca a Galimberti prendersi la responsabilità di promuovere la task force e ai suoi consiglieri, di maggioranza e d’opposizione, di sostenerlo. Anche questo, soprattutto questo, è il cambiamento.