A Villa Mylius ci vuole l’Accademia del paesaggio

Ho molta stima verso Gualtiero Marchesi, eccellenza italiana nel suo settore. Ma non sono d’accordo ora, come non lo ero prima di diventare vicesindaco, sul fatto che Villa Mylius debba ospitare l’Accademia della cucina a lui intitolata. Della cucina e poi definita anche del gusto, dell’arte, della musica in un insieme che, invece di chiarire l’idea ispiratrice, sembra confonderla in un insieme un po’ raffazzonato.

Credo che Varese debba corrispondere, in qualunque iniziativa e tanto più se si parla di una dal costo importante, alle sue vocazioni. Tra di esse vi è quella primaria di città dei giardini. O meglio: di città in un giardino, che è qualcosa di più e di diverso della storica nomea di città-giardino. In un tale contesto, immagino l’utilizzo di Villa Mylius – e per chi mi conosce non si tratta di una novità: è un punto di vista già espresso da Varese 2.0 – come accademia del paesaggio. Ovvero un sito che declini il paesaggio in tutte le sue accezioni tematiche, ospitando mostre, conferenze, musei, raduni popolari, manifestazioni scientifiche e infine master universitari. Solo così riusciremmo davvero a valorizzare la splendida donazione della famiglia Babini Cattaneo.

I soldi per cambiare programma – pur essendo già stato siglato dal Comune un accordo dal quale mi pare sia peraltro possibile recedere – si possono trovare, sapendosi muovere con tempismo e competenza nell’ambito delle possibilità offerte da bandi di finanziamento italiani ed europei. Certo, cambiare indirizzo sarebbe una scelta molto coraggiosa. Ma i varesini ci hanno scelto proprio per farne molte, di scelte simili.

*Vicesindaco di Varese