Le partenze e le prime volte non sono mai cose banali: arrivano, e quando poi se ne vanno lasciano il segno. Quella di ieri è stata una mattina di partenze e di prime volte con i piazzali di tutte le scuole elementari della provincia che erano un concentrato di emozioni e paura: l’inizio, il primo giorno, l’ingresso in un mondo tutto nuovo. Le emozioni e la paura dei bambini: perfettamente consapevoli nella loro splendida semplicità di quello che stava accadendo,
pronti a fare questo grande passo con quella leggerezza che li rende meravigliosi e che poi chissà perché, crescendo perderanno. Le emozioni e la paura dei genitori, così combattuti tra la voglia di lasciare andare quella manina e il desiderio di stringerla ancora più forte, ancora per un po’: perché il primo giorno delle elementari è anche la prima piccola crepa in quella meravigliosa biglia di coccole e protezioni che finora pareva indistruttibile e che invece un giorno si sgretolerà.
«Vai, vedrai che ti troverai bene e imparerai un sacco di cose, conoscerai nuovi amici: ti piacerà». Rassicurazioni sussurrate all’orecchio di quella bimba piccola, resa ancora più piccola da quello zaino enorme orgogliosamente tenuto sulle spalle: rassicurazioni sussurrate più che altro a noi stessi, papà e mamme spaventati e orgogliosi, preoccupati e felici, emozionati e tristi. Perché la mattina di ieri non è stata una prima volta solo per loro, no: è stata una prima volta anche per noi genitori. Anzi, permetteteci questa spolverata di egoismo, è stata una prima volta soprattutto per noi: che non abbiamo la spensieratezza dei bambini, che non abbiamo il loro coraggio, che non abbiamo più la loro leggerezza ad aiutarci a vivere serenamente quel che la vita ci mette davanti. Chi scrive ieri mattina era lì, imbarazzato, nel piazzale della scuola elementare di Buguggiate che per un po’ è stato terribilmente simile ai piazzali delle scuole elementari di tutto il mondo: a vedere la propria bimba crescere senza poter fare nulla, se non lasciare andare quella manina.
In quel saluto, in quel sorriso accennato, c’è tutta la poesia e la bellezza di questo mondo. C’è il fascino del tempo che passa e che regala storie ed emozioni, la potenza di un bambino che fino a un attimo fa girava a gattoni per la casa e adesso è già pronto a imparare a leggere e scrivere, c’è il nostro bisogno di futuro. Per una volta, per una volta sola, concedeteci una frase che può apparire banale e retorica. Questi bambini sono dei fogli bianchi, pronti ad essere riempiti di parole e immagini: gli uomini e le donne che saranno partono da qui, e da qui parte il mondo che verrà domani. Da quelle classi chiassose e dai sorrisi rassicuranti della maestre, noi, abbiamo portato a casa un carico di ottimismo che ci teniamo stretti. E scusate, bambini, se anche questa volta abbiamo dovuto prendere qualcosa da voi, per sentirci un po’ meglio.