Il Tribunale di Busto Arsizio ha riconosciuto ieri la morte del sindaco di Cardano al Campo Laura Prati, ferita in maniera fatale nel luglio del 2013 da colpi di pistola sparati da un vigile urbano (Giuseppe Pegoraro condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano lo scorso aprile, dopo essere stato condannato precedentemente al massimo della pena anche in primo grado a Busto), quale incidente sul lavoro.
La sentenza, dal valore storico, emessa dal giudice Francesca La Russa obbliga l’Inail a provvedere ad un’indennità per i suoi familiari.
A renderlo noto è l’avvocato della famiglia Prati, Margherita Campiotti Mastrorosa che all’agenzia Ansa ha rilasciato dichiarazione di soddisfazione rispetto a quella che è stata la sentenza: «Il giudice – ha spiegato il legale della famiglia – ha condiviso la nostra tesi giuridica secondo cui anche un sindaco, nello svolgimento del proprio mandato elettorale, è equiparabile ad un dipendente, per tanto soggetto a tutela assicurativa Inail. Il sindaco è rimasta ferita a morte mentre parlava con i cittadini».
La sentenza del tribunale di Busto ha riconosciuto quindi che il drammatico fatto è avvenuto mentre il sindaco stava svolgendo le proprie funzioni; mentre si trovava al lavoro. Tanto che per questo motivo il fatto è stato trattato come un normale infortunio sul lavoro.
La tragica vicenda è nota. La mattina del 2 luglio 2013 Pegoraro avrebbe agito per rancore nei confronti dell’amministrazione comunale, dopo essere stato sospeso dal servizio in seguito a una condanna per peculato.
Dopo aver fatto irruzione nell’ufficio del sindaco sparò a Laura Prati, anche presidente provinciale del Pd, e al suo vice Iametti. Una volta compiuto il blitz gettò un fumogeno nella sede dello Spi-Cgil di Cardano al Campo, fuggì in auto e fu arrestato dagli agenti di polizia del commissariato di Gallarate, coordinati dal dirigente Gianluca Dalfino. Laura Prati, colpita da un aneurisma morì il 23 luglio 2013. Durante il processo di primo grado al tribunale di Busto Arsizio,
la difesa di Pegoraro puntò sull’assenza di una causa di morte diretta tra gli spari esplosi nell’ufficio del sindaco e l’aneurisma che la colpì in ospedale alcuni giorni dopo la sparatoria. Una tesi, sconfessata dalla Procura di Busto, rappresentata dal Pm Nadia Calcaterra, e rigettata dal tribunale con la sentenza all’ergastolo. Il tribunale di Busto, infatti, non accolse l’ipotesi sollevata dalla difesa dell’ex vigile urbano di Cardano al Campo. Iametti, invece, ferito durante la sparatoria riuscì fortunatamente a salvarsi.