La gioia di Bebe Vio è entrata nelle case di tutti gli italiani mercoledì sera, la sua semplicità e la sua grinta hanno lasciato il segno nel cuore di chiunque l’abbia vista tirare ed esultare a Rio de Janeiro, coronando un sogno lungo otto anni.
L’oro di Bebe, varesina nel cuore ma nata a Mogliano Veneto, è stata la perfetta conclusione di una giornata che ha portato in dote dieci medaglie. Sembrava la conclusione perfetta, perché poi a mettere il vestito da festa ad una giornata perfetta è arrivato anche l’argento di Federico Morlacchi nei 100 rana. Zanardi, Podestà, Mazzone, Legnante, Bebe, poteva forse mancare il delfino di Luino in una giornata del genere? Ecco, no, non poteva. Torniamo però a Bebe,
e riviviamo la sua vittoria attraverso le parole di chi era con lei mercoledì sera, ovvero Roberto Bof, che ha vissuto l’impresa dal vivo, perché Bebe l’ha seguita fin da quando era bambina ed era giusto che ci fosse nel giorno più bello di tutti: «Ovviamente io della gara non capisco praticamente nulla. Posso dire che Bebe era carica e determinata fin dall’inizio, ed ha accompagnato ogni punto con un urlo spaccagola. Infatti poi mercoledì sera, dopo la gara, era completamente rauca. Però la conoscete, aveva tutto il pubblico dalla sua parte. I brasiliani presenti al palazzetto impazziti con mamme che alzavano i propri bambini verso di lei, un po’ come si fa quando passa il Papa».
Un ciclone che ha conquistato il Brasile non solo in pedana, ma soprattutto fuori, trascinando con sé un palazzetto colmo di entusiasmo: «Lei ha rotto tutti i protocolli, saltando da un angolo all’altro del palazzo, in primis per abbracciare la sua famiglia che era presente al completo in tribuna. Diciamo che è stato un pomeriggio fantasticamente…umido, soprattutto in zona occhi. Ma come dice il suo maestro, Bebe è un vulcano che va sempre a mille all’ora. L’unico problema è farle tirare il fiato». Riprendendo le parole scritte proprio da Roberto mercoledì sera, «Bebe il suo sogno l’ha distribuito in ogni angolo del mondo dove c’è ancora un bambino che pensa di non poter sognare. Ed invece si, come dice la medaglia d’oro alle Paralimpiaidi di Rio de Janeiro di Beatrice Vio: la vita è una figata!». Sì, è una figata, e oltre a Bebe ce lo ha ricordato anche e per l’ennesima volta Alex Zanardi, che ieri ha vinto la sua quarta medaglia olimpica, la seconda a Rio, un argento nella prova in linea di Handbike H5 dopo l’oro a cronometro. Proprio il 15 settembre, esattamente 15 anni dopo l’incidente al Lausitzring. Non bisogna mai smettere di sognare.