Ha sudato e faticato un’estate intera per vivere un momento come quello di sabato scorso. Capitan Daniele Cavaliero, dopo l’operazione alla spalla, è tornato in campo nel quadrangolare di Casale Monferrato ed è la persona più felice del mondo. Tra un allenamento e l’altro, e prima dell’impegno a Lucca, lo abbiamo intercettato e assieme a lui abbiamo ripercorso le tappe di una lunga estate, in attesa che la stagione inizi per davvero.
Innanzitutto grande felicità, perché la mia è stata un’estate interessante, piena di cose da fare che in realtà speravo di non dover fare e di pensieri, ero ansioso di capire se avrei recuperato bene. I classici interrogativi che uno si pone dopo un infortunio: però con Mauro Bianchi, Marco Armenise e tutto lo staff abbiamo lavorato davvero bene, mi hanno dato una mano incredibile permettendomi di tornare in campo.
C’è ancora qualche dolorino, ma è stato messo in preventivo, perché il recupero è lungo e la spalla è ancora bloccata su certi angoli. Però sappiamo che ciò su cui si è stato operato ora è a posto, quindi è solo un questione di riprendere mobilità e forza nel tempo.
Secondo me questo gruppo è fatto di buone persone, ed è un requisito alla base di ogni nucleo di giocatori che voglia arrivare a vincere o lottare per qualcosa. Perché ci vuole spirito di sacrificio, devi avere voglia e volontà di fare qualcosa per chi è accanto a te, per il tuo compagno. Però ora abbiamo bisogno di tempo per capire che tipo di squadra siamo e vogliamo essere. Comunque c’è tutto per fare bene, ma la strada davanti a noi è molto lunga nel tentativo di diventare squadra nel vero senso del termine. Ma è normale che sia così. Al netto di tutto, però, dobbiamo arrivare pronti al preliminare.
Beh per fortuna ha speso belle parole, altrimenti lo avrei fatto tagliare dopo due minuti (e si ride un po’). A parte gli scherzi OD è un ragazzo estremamente intelligente, ha esperienza nel nostro campionato e questa è una caratteristica fondamentale. Lui oltre ad avere doti di grande rimbalzista e realizzatore, è molto bravo a sfruttare le sue capacità di passatore in post basso, e potrà fare bene anche in questo. Assieme abbiamo passato una stagione non semplice ad Avellino, ma penso che assieme potremo riscattarci qui.
Non sono una persona molto incline a sposare un progetto il primo anno in cui arrivo, perché non lo conosco. Devi innanzitutto conoscere le persone che ci lavorano, capire cosa significhi farne parte. Dopo un anno vissuto in questa città, ho visto come le persone si sono comportate nei momenti difficili ed in quelli buoni, è arrivato Claudio Coldebella che è un amico ancor prima che un grande dirigente, il coach mi ha voluto ancora. Mi è dunque venuto facile accettare di continuare a far parte di questo progetto, o di questa famiglia, o di questa squadra. Chiamiamola come vogliamo, ma io voglio continuare a farne parte, per come sono state impostate le cose, per il fatto che se io fossi stato nella testa dei dirigenti avrei fatto le stesse scelte.
Non saprei bene come dirlo, però io ho una famiglia che è speciale, mi hanno cresciuto due persone che stimo tantissimo, ho una sorella che adoro. Loro si comportano con gli altri come si sono sempre comportati con me, ad esempio mia madre e mia sorella si sono appena abbonate a Trieste, dove giocano molti miei amici. Mia madre, è venuta alle Final Four di Chalon e si è trovata benissimo, per questo ringrazio pubblicamente chi l’ha accolta come se fosse di famiglia. Perciò le sembrava giusto scegliere di far parte anche lei di questa famiglia. Quando c’è stata questa possibilità, non ci ha pensato due volte.