«Il caso Imf è la conseguenza di uno Stato delle tasse e della burocrazia»

L’intervento del consigliere regionale della Lega Nord Emanuele Monti dopo il fallimento dell’azienda di Luino: «Chiederemo a Roma 5 miliardi di euro per le nostre imprese»

Lo scossone arrivato dopo il fallimento della IMF di Luino non si arresta. A scagliarsi contro la situazione è il consigliere regionale della Lega Nord Emanuele Monti: «Il caso Imf è l’ennesima conseguenza di uno Stato delle tasse e della burocrazia. Chiederemo a Roma 5 miliardi di euro per le nostre imprese. La nostra attenzione è rivolta sia ai tanti lavoratori coinvolti nel fallimento che alle eccellenze costituite da macchinari e immobili che potrebbero andare dispersi.

È fondamentale, infatti, che il valore di un marchio industriale nato e cresciuto a Luino, affermatosi nel mondo come realtà multinazionale, rimanga sul territorio. Vigileremo affinché il curatore fallimentare affronti questi temi e non si limiti a ricoprire il ruolo di mero liquidatore».
L’intervento del consigliere leghista arriva dopo l’incontro di ieri sera, martedì 20 settembre 2016, con la proprietà dell’azienda IMF che, dopo l’avvio di una procedura concorsuale, è stata dichiarata fallita. Alla riunione erano presenti anche il sindaco di Luino Andrea Pellicini e il vicesindaco Alessandro Casali. Monti ha così proseguito e concluso: «Formalizzerò oggi una richiesta di audizione in Commissione regionale Attività Produttive con i vertici della IMF allo scopo di vigilare sul buon esito di tutta la procedura fallimentare e inserire nei prossimi lavori della Commissione due tematiche fondamentali che valgono non solo per la IMF ma per tutto il territorio lombardo. In primo luogo, le responsabilità nei confronti di aziende come IMF sono ascrivibili a tanti fattori, i cui principali sono riconducibili a un’organizzazione dello Stato che ha un’imposizione fiscale verso le imprese di quasi il 70% e una burocrazia che non facilita l’internazionalizzazione e la gestione di aziende complesse. A questo dobbiamo aggiungere la responsabilità diretta dell’attuale Governo, che piegandosi ai diktat europei, ha imposto scellerate sanzioni alla Russia, un mercato che da solo rappresentava il 20% del loro fatturato. L’embargo costa 5 miliardi di euro alle imprese lombarde e Roma deve restituire questi soldi sottratti ingiustamente ai nostri imprenditori attraverso ammortizzatori alle imprese o per mezzo di residui fiscali da girare alle aziende lombarde. Regione Lombardia ancora una volta si è attivata prima di altri, approvando in Consiglio regionale un documento sulle Zes – Zone a economia speciale – che purtroppo aspetta ancora di essere ratificato dal Senato. Si tratta di nuove regole per le nostre imprese di confine che inseriscono sgravi fiscali atti ad aumentare la loro competitività e a non fare in modo che delocalizzino o, ancora peggio, falliscano così com’è accaduto alla IMF di Luino».