– Omicidio Maldera: identificato il super testimone. Secondo indiscrezioni, gli inquirenti avrebbero identificato il netturbino che, mentre moriva arsa viva nell’auto di famiglia, vide un uomo fumare tranquillamente accanto all’auto che non avrebbe mosso un dito per soccorrere la vittima e che anzi pareva in attesa della fine dell’agonia della donna.
Secondo il sostituto procuratore generale di Milano, , che coordina l’inchiesta dopo la riapertura del cold case archiviato 13 anni come mero incidente stradale,
l’uomo che fumando avrebbe atteso la fine di Maldera dopo averla volutamente causata era , il killer delle mani mozzate, nonché marito della vittima.
L’incidente si verificò a Caravate nel febbraio del 2003. Ad accusare Piccolomo, ora indagato per l’omicidio volontario della prima moglie, sono state, da subito, le due figlie e . L’incidente mostra di fatto dei tratti strani.
Secondo quanto dichiarato da Piccolomo lui e la moglie, intorno alle 2 di notte, avevano deciso di fare un giro in auto. Sotto il sedile di Maldera stava una tanica di benzina da utilizzare come carburante. Sempre Piccolomo dichiarò che la moglie si sarebbe accesa una sigaretta e lui le avrebbe intimato di spegnerla vista la tanica piena di liquido infiammabile. Poi l’uscita di strada e la macchina che prende fuoco con Piccolo che esce dalla vettura senza un graffio e la moglie che invece vi resta intrappolata bruciando viva.
All’epoca Piccolomo patteggiò una pena a nove mesi per omicidio colposo. Il caso è stato riaperto due anni fa, la procura generale ha avocato il fascicolo e adesso le indagini procedono spedite.
Tre giorni fa il pg Manfredda era a Varese per questo caso: «Stiamo lavorando. Stiamo sentendo numerosi testimoni», ha detto senza fornire dettagli.
E tra i testi individuati ci sarebbe anche il super testimone, quel netturbino mai rintracciato prima, che avrebbe assistito alla strana scena: l’uomo con la sigaretta accanto all’auto in fiamme. Per l’indagine, potrebbe essere la svolta anche se, a distanza di 13 anni, è difficile ipotizzare cosa il teste possa ricordare e soprattutto se sia in grado di fornire una descrizione precisa del misterioso uomo con la sigaretta. Nicodemo Gentile, avvocato di parte civile che rappresenta le figlie di Piccolomo, alcuni mesi fa aveva ipotizzato che Maldera potesse essere stata drogata o stordita in qualche modo affinchè non fuggisse dall’auto in fiamme. Nuovi esami sui campioni biologici prelevati all’epoca dell’autopsia hanno accertato che nel sangue di Maldera vi fosse una quantità minima, non quantificabile, di un farmaco.
Le figlie e gli amici di Marisa sostengono che la donna non abbia mai preso medicinali e che quello non le fosse mai stato prescritto. Tutti nuovi elementi che la procura generale sta vagliando e verificato attraverso l’indagine condotta dalla squadra mobile di Varese. Le figlie di Piccolomo sono certe: «L’ha uccisa lui. All’epoca aveva già una relazione con la giovane lavapiatti che lavorava nel ristorante di famiglia e che ha poi sposato due mesi dopo la morte di nostra madre. È un mostro e nostra madre deve avere giustizia».