“Prima i nostri”, il Canton Ticino oggi al voto sul futuro dei frontalieri. Il “sì”, dato quasi per scontato, rischia di incrinare ulteriormente i rapporti transfrontalieri e di mettere in crisi l’accordo fiscale italo-svizzero, ancora da ratificare nei Parlamenti. «Se la Svizzera declassa i frontalieri, le conseguenze dovranno essere drastiche» invoca Lara Comi (Forza Italia). Ma per il deputato Pd Angelo Senaldi «il vincolo del “no” ad ulteriori discriminazioni da parte ticinese è già scritto nella mozione votata nei mesi scorsi in Parlamento».
Potrebbe aprire scenari inattesi l’iniziativa referendaria ticinese che propone un giro di vite sul ricorso alla manodopera frontaliera, anche se per gli osservatori d’oltre confine si tratterebbe più che altro di un grimaldello dell’Udc e della Lega dei Ticinesi per mettere alle strette Berna sull’applicazione del referendum del 9 febbraio 2014 sul contingentamento dei lavoratori stranieri. Ma per l’eurodeputata varesina di Forza Italia Lara Comi, vicepresidente del gruppo del Partito Popolare Europeo, «le conseguenze» di un voto anti-frontalieri (l’esito
appare quasi scontato) «dovranno essere drastiche. Se la Svizzera sceglierà il declassamento dei lavoratori frontalieri nel referendum in programma domani, penalizzando dunque i 65.000 cittadini italiani, soprattutto delle province di Como e Varese, che ogni giorno offrono il loro contributo in termini di manodopera ed ingegno, l’Unione Europea dovrà in modo netto bloccare e sospendere tutti gli accordi di carattere amministrativo, economico commerciale di cui anche la Svizzera ha ampiamente beneficiato in questi anni». Per Lara Comi niente mezze misure, in caso di vittoria dell’iniziativa “Prima i nostri”: «O la reciprocità è reale, o le porte dell’Europa si devono chiudere per chi pensa solo di ricevere e non dare. Altro che “prima i nostri”: per me vengono prima gli Italiani che lavorano ogni giorno, onestamente e con grande dignità, in Svizzera».
Da parte sua, il deputato varesino del Pd Angelo Senaldi ricorda che «già la mozione approvata in parlamento nel mese di febbraio, a proposito dell’accordo fiscale italo-svizzero che modifica la tassazione sui frontalieri, poneva come vincolo l’assenza di discriminazioni nei confronti dei lavoratori frontalieri, impegnando il governo a far sì che venissero superate le discriminazioni presenti e che non ne fossero introdotte di ulteriori». Non resterebbe quindi che rispettare alla lettera quell’impegno, in caso di vittoria dell’iniziativa referendaria “Prima i nostri”, per rimettere in discussione l’accordo fiscale italo-svizzero, secondo Angelo Senaldi: «Certamente potrebbero innescarsi difficoltà – ammette il deputato Pd – l’accordo mette a posto tutta una serie di questioni che sono in ballo da decenni, pertanto è concreto il rischio di ricadute su una discussione che si pensava potesse procedere in maniera chiara e tranquilla dopo anni di negoziazioni. Gli italiani portano ricchezza, competenze e professionalità in Canton Ticino: sarebbe un altro autogol, in un mondo che fa vedere che quando ci si chiude a riccio, non si ottiene niente ma si perde».