Un anno fa al Bataclan la malvagità stuprò l’Europa. Lasciandola viva ma segnata per sempre. Hallelujah. La malvagità non riuscì a ingravidare l’Europa nonostante la violenza di gruppo. Non germogliò il seme della paura. Hallelujah. Ieri la musica è tornata al Bataclan. In tutto 93 persone non hanno potuto vedere Sting riaccendere la luce. Un anno fa l’Isis colpiva quelli che credeva essere orpelli. Il Barocco della civiltà occidentale. Il superfluo. La musica rock, che sarà
mai, uno svago. Una debolezza, per loro. Non hanno capito i malvagi che la bellezza, la musica, sono la spina dorsale della nostra civiltà. Noi cantiamo per pregare. La musica è un bene: ha guidato a tempo battaglie sanguinarie. Le abbiamo vinte al rullo dei tamburi. La differenza tra noi e loro: musica,arte, bellezza. Sono come una firma lasciata da Dio sull’uomo. Hallelujah, cantava live Jeffrey Scott Buckley al Bataclan nel 1995. Il canto celebra la vita. Celebra Dio. Celebra la protesta, il diritto, la gioia o la libertà. Lo stupro ha lasciato un segno indelebile. Ma non un figlio. Hallelujah. Ieri la musica é tornata al Bataclan. Ci piace pensare che in Europa non si sia mai zittita. Ci piace pensare che il nostro cantare, pregare, gridare al cielo e alla gioia sia vissuto come un insulto a chi al Bataclan è entrato con un kalashikov per uno stupro collettivo. La madri sono morte lì. Non ci sono eredi tra di noi di quell’odio e di quei geni. C’è soltanto la musica che scaccia la paura. Hallelujah. Musica che ieri è tornata al Bataclan. Hallelujah. E storpiando De Andrè questa sera piace dire “l’invia di ieri è già finita. Stasera “ci” invidiano la vita”.