«A Varese dell’Esercito non c’è bisogno» sentenziava il sindaco del capoluogo non più tardi di tre giorni fa. «Lui non lo vuole? Io invece lo accoglierei a braccia aperte» rilancia oggi il collega gallaratese .
La realtà è che il colore politico qui c’entra poco. In ballo c’è ben altro e l’analisi di Cassani è lucida: «Il premier Matteo Renzi dopo l’allarme lanciato dal sindaco di Milano, Beppe Sala, ha ribadito che sono i sindaci ad avere il quadro della situazione sul territorio. Ebbene, io non faccio mistero al primo ministro che anche a Gallarate una buone dose di rinforzi non guasterebbe. Anzi, la accoglierei proprio a braccia aperte». La questione è annosa: le carenze negli organici delle forze dell’ordine, le risorse sempre più stringate nelle casse dei Comuni che impongono una limitazione ai corpi di polizia locale, i problemi di sicurezza che invece ci sono (e sempre di più, a volte) e la necessità crescente dei cittadini di sentirsi tutelati.
E se Sala ha chiesto rinforzi soprattutto per le zone periferiche più sensibili di Milano, il primo cittadino gallaratese ha ben chiaro il suo nervo più scoperto: la stazione. «Abbiamo deciso di presidiare piazza Giovanni XXIII non certo per un capriccio di Andrea Cassani – ribadisce il sindaco – bensì per rispondere a una precisa richiesta dei nostri cittadini. Ma lasciare una pattuglia fissa di polizia locale in stazione è un sacrificio enorme». Numeri alla mano: le pattuglie a disposizione del corpo dei vigili gallaratesi sono quattro. Una, appunto, presidia la zona antistante la stazione, un’altra il centro cittadino mentre altre due sono dislocate nei rioni, di cui una sempre a disposizione per il pronto intervento. «È evidente – osserva Cassani – che se potessimo liberare la pattuglia in stazione, ne gioveremmo tutti. Per primi i cittadini».
Che siano dunque militari in tuta mimetica, membri dell’Arma o agenti di polizia di Stato, al sindaco poco importa. Resta il grido di allarme che Cassani non vuole che rimanga inascoltato: «Se il Governo almeno in questo ambito è disposto a venirci incontro, per me è grasso che cola. Il “gran rifiuto” di Galimberti mi lascia di stucco».
E a proposito di solidarietà o meno tra sindaci, Cassani dedica un’ultima riflessione alla boutade del bustocco sulla paventata necessità di aumentare le tasse. «Capisco benissimo quello che intende- dice il sindaco di Gallarate – Purtroppo tutti, amministratori e cittadini, dobbiamo renderci conto che le casse comunali non sono più quelle di 10 o 15 anni fa. Ci ritroviamo a fare gli equilibristi più che gli amministratori. Sempre attenti a non toccare le tasche della gente ma a rispondere alle esigenze crescenti in termini di servizi, specie nelle grandi città».
«Noi – continua Cassani – stiamo riuscendo a tutelare i gallaratesi, tagliando anche alcune spese. Ma è dura, molto dura, perché di entrate non ce ne sono. Ci si ingegna come si può. A tal proposito presto metteremo a punto un regolamento delle «sponsorizzazioni sul modello lanciato proprio da Busto». Sperando che Roma, nel frattempo, apra le orecchie. E magari anche il portafoglio.