Farioli intervista Allam: «Preoccupato? Sì, molto»

Il giornalista egiziano è tornato a Busto per presentare il suo ultimo libro, dal titolo “Io e Oriana”

Magdi Cristiano Allam e quel destino che lo lega indissolubilmente a Oriana Fallaci e alla città di Busto Arsizio.
Ieri ai Molini Marzoli il libro del giornalista egiziano convertito al cristianesimo, “Io e Oriana”, è stato protagonista del colloquio tra lo stesso Allam e l’ex sindaco Gigi Farioli. Ricordando quel 15 settembre del 2006, il giorno in cui scomparve la grande scrittrice, in cui Magdi Allam, allora vicedirettore del Corriere della Sera, era a Busto Arsizio per fare da testimonial della prima edizione della manifestazione “Cento

di questi giorni”, la premiazione dei migliori studenti delle scuole superiori bustesi. Fu così che la città venne improvvisamente catapultata nel “circo mediatico” che si scatenò attorno al ricordo di Oriana Fallaci, con Magdi Allam che in quel momento era considerato, tra gli opinionisti del nostro paese, il più vicino alle posizioni fortemente anti-islamiche della giornalista e scrittrice. Un episodio che lo stesso Allam ricorda in un capitolo del libro “Io e Oriana”, ed è per questo che Farioli, con il patrocinio dell’amministrazione comunale, ha deciso di invitarlo per riprendere quel filo proprio da Busto Arsizio. Città, ricorda l’ex sindaco, che non invitò gli imam in Chiesa dopo l’episodio dello sgozzamento di un sacerdote, padre Jacques Hamel, in Francia. «Sono preoccupato – ammette Magdi Cristiano Allam – per la sostanziale legittimazione dell’Islam come religione. Il 31 luglio scorso ci fu la manifestazione più plateale e più grave: cinque giorni dopo lo sgozzamento di padre Hamel al grido di “Allah è il più grande”, quasi fosse un atto riparatore e di espiazione, le Chiese hanno spalancato le loro porte agli imam, consentendo loro di salire sull’altare e recitare i versetti del Corano. Una cosa mai accaduta prima in 1400 anni. Come se Islam e Cristianesimo fossero la stessa cosa, come se lo siano un imam e un sacerdote, Allah e Dio Padre, i Vangeli e il Corano. Addirittura lasciando che un imam, nella Cattedrale di Bari, potesse recitare il Corano in arabo senza la traduzione in italiano». Una critica forte a Papa Francesco e alla linea sul “Dio unico” che sta tenendo il suo Pontificato. «Quando mi sono dissociato dal Papa – sottolinea Allam – ho ricevuto mail di sacerdoti che mi davano dell’apostata, io che ero stato accusato di apostasia anche quando ero di religione islamica. Allora ero in solitudine, oggi invece giorno dopo giorno cresce il numero di chi manifesta perplessità. Non mi capacito del perché Francesco faccia questo, ma non fa bene al Cristianesimo e accresce il disorientamento dei fedeli, eppure basterebbe sentire le testimonianze dei vescovi cattolici d’Oriente, iracheni e siriani». Per Allam si tratta di un problema culturale dell’occidente: «Non si capisce perché nei confronti del Cristianesimo si possa dire di tutto e di più, mentre è sospeso l’uso della ragione e la possibilità di critica nei confronti dell’Islam». Parole nette, da parte di Magdi Allam, anche sulla questione migranti: quelli che sbarcano «non sono immigrati, sono clandestini». Perché «ormai la clandestinità è la regolarità, il modo migliore per entrare in Italia, senza essere identificati e con la certezza di essere mantenuti. La frontiera e la nozione stessa di stato sovrano viene meno». Assist al bacio per Gigi Farioli, che declina la questione in salsa bustocca: «In città è sorto un comitato “Basta profughi”, erroneo nel nome – fa notare – perché il profugo va accettato e aiutato, ecco perché sarebbe meglio chiamare il comitato “Basta clandestini”.