Un minuto di silenzio. Sono le 16 di una domenica varesina e un gruppo nutrito di persone in semicerchio sventola bandiere tricolori. Vorrebbe essere un flash mob, delle persone che per un minuto si “congelano” in una posa particolare, ma spontaneo scoppia un lungo e commosso applauso. Le bandiere sono quelle del movimento transessuale, azzurro, rosa e bianco a simboleggiare maschile, femminile e neutro. L’occasione è la Giornata Internazionale della Memoria Transgender (TDoR), in ricordo di tutte le vittime di violenza.
Solo quest’anno, in Italia, i morti sono già cinque. Un record, il nostro, che ci fa essere il paese europeo con più vittime di transfobia in Europa. Trenta gli omicidi negli ultimi otto anni. La violenza nei confronti delle persone transessuali non significa però solo morti ammazzati. Violenza sono le percosse, gli insulti, gli stupri, che interessano soprattutto le transgender M to F (da Uomo a Donna), ma anche l’emarginazione e l’esclusione dalla società e dalle famiglie. Non ci sono cifre ufficiali, ma diversi studi sul fenomeno parlano di numero che, se confermati, sono decisamente allarmanti. Il tasso di suicidio delle persone transessuali che ricevono supporto si attesta intorno al 5%, chi invece viene rifiutato anche dagli affetti familiari, viene spinto a togliersi la vita con percentuali che sfiorano il 50%. Anche questa è violenza. Per questo ieri, in piazza Monte Grappa, l’Arcigay Varese ha allestito un banchetto informativo. Perché la prima e principale causa della transfobia, di questa continua e silenziosa scia di sangue, è l’ignoranza. Chi sono i transessuali? I passanti che si fermano incuriositi dai colori arcobaleno non hanno il coraggio di chiederlo. Si fanno domande del tipo «Che cos’è?», «Che fate?». Sono gli attivisti LGBTI a provare a spiegare e a raccontare la quotidianità della vita di una persona transessuale. Questa infatti è l’arma vincente per sgretolare il muro della diffidenza. «Manca la preparazione – spiega Loredana Monti, M to F, scrittrice, sales manager di un’importante compagnia assicurativa e ospite d’onore al banchetto di Arcigay Varese -. Le persone sono impreparate, non per forza ostili». Nella vita di tutti i giorni, sul posto di lavoro e anche in famiglia, spesso non si è preparati a relazionarsi con la transessualità.
A “presidiare” il banchetto, ieri, c’era uno schieramento di forze dell’ordine che quasi superava in numero gli attivisti. Perché? Perché chi non conosce discrimina, e «Varese è una città ancora molto chiusa» commentano i ragazzi di Arcigay. Ma loro si stanno attrezzando. Sabato erano a Torino per la Trans Freedom March, il 25 novembre ci sarà una proiezione all’Insubria e un gruppo di volontari si sta preparando per tenere dei corsi di informazione nelle scuole. Il movimento Lgbt varesino è sceso in piazza per tutti noi, e «se hai dubbi su “lui”, “lei” o “*”, chiedi!».n