«In Italia si è già verificato un primo caso di insulto difterico, l’ho già detto pubblicamente, ma non posso dire dove». Queste le parole del presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, parlando dei rischi connessi al calo dei vaccini, nel corso del suo intervento a un recente congresso di pediatria a Firenze. A causa del calo delle vaccinazioni, ha ribadito Ricciardi, «ci attendiamo anche in Italia casi di poliomielite e difterite».
Il responsabile della difterite è il batterio Corynebacterium diphtheriae, che una volta entrato nel nostro organismo rilascia una tossina che danneggia, e talvolta distrugge, gli organi e i tessuti di gola, naso e tonsille. Generalmente questa malattia si diffonde nei mesi invernali e si trasmette per contatto diretto con una persona infetta.
E per quanto possa colpire a qualsiasi età, riguarda maggiormente i bambini non vaccinati: il batterio responsabile non ha mai smesso di circolare e lì dove i vaccinati diminuiscono, colpisce. Il caso italiano, infatti, non è di malattia conclamata, ma – come dice Ricciardi – «di nodulo difterico». Ovvero di un contatto con il batterio che però è stato sconfitto dal sistema immunitario del paziente. Altro problema è poi quello dei farmaci. Quasi tutti i Paesi hanno smesso di produrre l’antitossina difterica e pertanto, in caso di malattia, c’è il rischio concreto che si possa morire.
Il batterio che causa la difterite infetta le mucose del naso e della gola, in alcuni casi la pelle e ancora più raramente gli occhi.
Nel 10% dei casi si tratta di una malattia letale, ma l’infezione è oggi molto rara, soprattutto grazie alla diffusione del vaccino che protegge dal batterio che la causa. È possibile entrare in contatto con il microbo attraverso le goccioline di saliva presenti nell’aria, oggetti contaminati o ferite infette. Chi contrae l’infezione può trasmetterla durante le sei settimane successive anche se non manifesta nessun sintomo.
Generalmente la malattia ha un decorso benigno, ma in alcuni casi possono insorgere complicanze gravi a livello cardiaco: aritmie, con rischio di arresto cardiaco, miocardite, insufficienza cardiaca progressiva. La difterite va sospettata nella diagnosi differenziale nelle seguenti patologie: faringiti batteriche e virali, mononucleosi infettiva, sifilide orale, candidosi, angina di Vincent. In genere i disturbi compaiono tra 2 e 5 giorni dopo l’infezione, ma in alcuni casi meno gravi possono addirittura non manifestarsi. Se l’infezione riguarda la pelle i sintomi includono dolore, arrossamento, gonfiori ed eventualmente ferite coperte da una membrana grigiastra.
In caso di sospetta difterite il trattamento deve iniziare ancora prima che giunga una conferma dalle analisi di laboratorio. I farmaci prescritti dal medico includono: antibiotici per ridurre le possibilità di contagio; un’antitossina, iniettata nei muscoli o direttamente in vena, per neutralizzare la tossina prodotta dal batterio; spesso il trattamento avviene in ospedale e il paziente viene ricoverato in isolamento; a volte gli antibiotici vengono prescritti anche alle persone entrate in contatto con il paziente infetto.
«Con il calo delle vaccinazioni obbligatorie per volontà dei genitori ci si aspetta anche in Italia l’arrivo di casi di poliomielite e difterite, in aggiunta a quelli di pertosse e morbillo che già abbiamo – continua ancora Ricciardi, riferendosi ad alcuni casi registrati nei mesi scorsi in Belgio e Spagna, in cui un bambino di 3 anni è morto e un altro di 6 è, invece, riuscito a salvarsi – Aspettiamo un nuovo caso di polio in Italia, ci sono migliaia di bambini non vaccinati e il virus è al di là dell’Adriatico, in Albania».