In un giorno come tanti, nello scorso marzo, Dado ha la sua ennesima polmonite, a Varese non ci sono posti letto e andiamo all’ospedale di Cittiglio, per noi luogo sconosciuto. All’inizio ero preoccupata di non trovare uno staff che potesse supportarci, la sindrome di cui soffre mio figlio Edoardo, è rara. Ora lo posso dire: mai giornata fu più fortunata in vita nostra! L’ospedale di Cittiglio, questa realtà sconosciuta per noi, è diventata la nostra ancora di salvezza.
Medici, infermiere e Oss preparati, competenti e, qualità assai rara, in ambito ospedaliero, dotati di un’umanità verso il paziente eccezionale e con una attenzione all’ascolto assai rara. Un ospedale dove non sei un numero, ma una persona con le paure e gli interrogativi che fanno parte della sofferenza della tua malattia. Al giorno d’oggi, trovare in un ospedale certe qualità fondamentali, non è facile, io posso dirlo, con Dado sono stata in diversi ospedali, persino in America, al TCH di Houston e affermo, con assoluta certezza, che all’ospedale di Cittiglio io e Dado ci siamo trovati come in una seconda famiglia! La pediatria, ma anche la cardiologia e il reparto di diagnostica per immagini, il Cup e tutto l’ospedale devono essere mantenuti e potenziati, ve lo dice una mamma che con suo figlio vive l’ospedale come seconda casa, il messaggio che vorrei far passare è quello che i politici che decidono dalle loro sedie cosa sia meglio fare, dovrebbero prestare attenzione a chi, come me, vive sulla pelle del proprio figlio speciale, cosa voglia dire un ospedale come quello di Cittiglio. Non toglieteci l’ospedale che ci ha dato, di nuovo, fiducia nel futuro per la vita di Dado.