Botte alla convivente e al bimbo di lei, un neonato di pochi mesi. E ancora violenze e minacce di ogni genere per costringere la vittima a prostituirsi, mentre lui si intascava gli incassi.
È una storia di domestica follia quella alla quale i carabinieri della stazione di Azzate hanno posto fine l’altro ieri. Facendo scattare le manette ai polsi al giovane varesino violento e senza alcuna pietà: 24 anni, disoccupato, con precedenti, residente nell’alto varesotto.
Le accuse a suo carico sono pesanti: maltrattamenti in famiglia, lesioni, violenza privata, induzione e sfruttamento della prostituzione. Il ventiquattrenne è agli arresti domiciliari come disposto dal gip del tribunale di Pavia nell’ordinanza di custodia cautelare che ha messo fine all’incubo di una giovanissima donna, di circa 20 anni, e del suo bambino, nato nel 2016 e maltrattato mentre era ancora in fasce.
I fatti contestati sarebbero andati avanti per due mesi: tra giugno e luglio di quest’anno. Le violenze si sarebbero consumate a cavallo di due province: la nostra, quella di Varese, e quella di Pavia dove la coppia ha convissuto per un periodo. Il ventiquattrenne non avrebbe mostrato alcuna pietà. La compagna, diventata madre da poco, veniva sistematicamente picchiata dall’uomo che le stava accanto. Veniva picchiata davanti al figlio che, spaventato dalle grida d’insulto del ventiquattrenne e dalle grida d’aiuto della madre, piangeva. E quando piangeva, il piccolo veniva malmenato per essere messo a tacere.
Le botte alla vittima erano propedeutiche all’attività “imprenditoriale” che il giovane violento aveva deciso di mettere in piedi.
Aveva una donna terrorizzata e disperata a disposizione? Cosa fare se non metterla in vendita? E infatti è andata proprio così. Il ventiquattrenne s’è trasformato nel “pappone” della compagna proponendola ad amici e conoscenti dietro compenso e non solo. Lei doveva offrire sesso a chiunque lui le procacciasse come cliente. E magari poi il giro si poteva allargare attraverso annunci sul web.
Naturalmente era lui a tenere la cassa: vendeva la compagna e poi andava a godersi i soldi.
La donna deve aver trovato il coraggio di dire basta. Forse lo ha fatto per il suo bambino. Un bimbo di nemmeno un anno d’età che meritava altro. Che forse, se tolto da quel gorgo di violenza in tempo, mai avrebbe ricordato quei mesi da incubo. E ha detto basta. Alla fine ha trovato il coraggio di confermare le accuse al ventiquattrenne. E per lui sono scattate le manette.
Il ragazzo è adesso agli arresti domiciliati, ovviamente non nell’abitazione dove viveva con la compagna.
La donna si sta lentamente riprendendo. Serviranno probabilmente anni alla vittima per liberarsi dell’accaduto. Il piccolo è invece stato dato in affidamento. Adesso nessuno lo picchierà più. Non sentirà più la mamma supplicare il compagno di smetterla di picchiarla, di non far male al bambino, di non metterla in vendita. L’intervento dei carabinieri ha salvato due vite. Nel senso più stretto del termine