Sarebbe stata anche minacciata più volte dal “Dottor Morte” per essersi opposta al “Protocollo Cazzaniga”. Uno dei testi chiave di tutta la faccenda, , l’infermiera di Cogliate di origini finlandesi che ha fatto saltare il banco denunciando quanto stava capitando in ospedale a Saronno, avrebbe subìto, infatti, anche minacce da .
Tutto ebbe inizio l’8 settembre del 2012 quando si presentò al Pronto Soccorso una pensionata che soffriva di crisi respiratorie. La Procura di Busto Arsizio ha ricostruito quanto sarebbe accaduto: «Al momento dell’accesso, il dottor Cazzaniga, alla presenza di Clelia Leto, aveva dichiarato di voler applicare alla paziente, giunta in Pronto Soccorso in condizioni di salute compromesse, il proprio protocollo. L’infermiera si era opposta fermamente e – contro il parere del medico – aveva comunque deciso di adottare le linee guida della rianimazione cardiopolmonare, procedendo a liberare le prime vie aeree dalle secrezioni e dal bolo polmonare. A tali manovre, era seguita l’immediata ripresa delle funzioni vitali; l’anziana signora era poi stata trasferita in altra unità di degenza. La decisione di Clelia Leto, contraria al volere del medico, ne aveva scatenato le ire, suscitando un’accesa discussione tra i due».
Un’acredine destinata a sedimentare, tanto che da quel momento in avanti la situazione si sarebbe fatta sempre più pesante con un clima di minacce e insulti: «Non sei ancora morta? Morirai di cancro all’utero. Tu qui hai vita breve».
La situazione si sarebbe ripetuta anche il 16 aprile del 2013 quando Cazzaniga avrebbe manifestato la stessa intenzione di applicare nuovamente il “Protocollo Cazzaniga”, ricevendo un netto rifiuto da parte dell’infermiera: «Ne era nata un’accesa discussione – scrivono gli investigatori – nel corso della quale il dottor Cazzaniga aveva minacciato la donna con le seguenti parole: “Tu da ora in avanti sei finita, io potrei ucciderti in qualunque momento, tu qui non lavorerai mai più tranquilla, ti farò pagare qualsiasi minimo errore”».