Sfilano in caserma alcuni dei medici indagati. Ma due su tre non parlano

Il riserbo degli inquirenti è assoluto

È iniziata ieri mattina in caserma a Saronno la sfilata del personale medico coinvolto a vario titolo nella maxi inchiesta sulle morti “sospette” all’ospedale di Saronno. Si è presentato il medico , indagata nel procedimento per omessa denuncia. Avrebbe riferito agli investigatori la propria versione dei fatti rispetto alle contestazioni a lei mosse dalla Procura, ma riguardo alla sostanza delle dichiarazioni rilasciate, il riserbo da parte degli acquirenti è assoluto. La sua presenza non era stata calendarizzata per la giornata di ieri,

ma la donna si è presentata in caserma per rilasciare dichiarazioni spontanee. Il medico non avrebbe presentato un formale esposto rispetto a quanto sarebbe venuta a conoscenza, anche se insieme a un’infermiera, sarebbe l’autrice di un esposto anonimo, in relazione alle morti ravvicinate dei parenti della Taroni (compreso il decesso del marito Massimo Guerra), in carcere a Como per l’omicidio in concorso con l’amante Leonardo Cazzaniga, inviato ai carabinieri di Cantù. In calendario c’era soprattutto l’interrogatorio di, il primario che in concorso con altri medici, inseriti nella commissione che avrebbe dovuto esprimersi rispetto al “Protocollo Cazzaniga” e alle morti sospette segnalate da un paio di infermieri, non avrebbe denunciato i fatti. Il primario, indagato anche per favoreggiamento, non si è presentato legittimamente in accordo con la Procura di Busto Arsizio.

Scoppetta nel 2013 in una relazione difese l’operato di Cazzaniga: «Il dottor Leonardo Cazzaniga è un medico con specialità in Anestesia e Rianimazione con esperienza consolidata di lavoro in Pronto Soccorso a cui è affidata nei suoi turni lavorativi esclusivamente la gestione della sala emergenza; nella sua carriera sono riportate solo lettere di encomio per la compliance con il paziente e nessuna segnalazione avversa. E’ indubbio che le scelte terapeutiche di questo professionista siano mosse dal controllo dei sintomi refrattari e non dalla induzione della morte del malato. Le scelte dei farmaci utilizzati (riportate anche dalla letteratura) sono condivisibili e basate sulla dimestichezza d’uso; l’utilizzo non comune a tutta l’equipe è dovuta al fatto che il dottor Cazzaniga era fino a pochi mesi fa l’unico rianimatore tra i medici di Pronto Soccorso e quindi l’unico ad avere dimestichezza con questi farmaci. Dopo attenta analisi dei casi clinici inerenti dell’anno 2012 e 2013 non ritengo si evidenzi una deviazione dei comportamenti tale da compromettere l’etica e la deontologia professionale degli attori coinvolti». Si è, invece, presentato in caserma l’anestesista , insieme all’avvocato Gianluigi Tizzoni, ma anche lui si è avvalso della facoltà di non rispondere.