La Procura di Busto Arsizio aveva chiesto l’arresto anche per il primario del pronto soccorso di Saronno . Il gip non l’ha concesso ma ora le carte in tavola potrebbero ribaltarsi: depositato il ricorso del procuratore e del pm (insieme nella foto a lato), che ha coordinato l’indagine condotta dai carabinieri di Saronno, contro la decisione del giudice per le indagini preliminari.
Le motivazioni del rifiuto del provvedimento richiesto dal pm non sono note: sono state depositate a parte e non rientrano ad oggi nei fascicoli d’inchiesta. Tuttavia la procura ha impugnato la decisione e i giochi si riaprono.
Scoppetta era il primario del pronto soccorso (di fatto il capo del “Dottor morte” ), attualmente indagato per omessa denuncia e favoreggiamento relativi alle sospette morti in corsia. La vicenda è quella dei presunti amanti killer in corsia: l’infermiera (accusata della morte del marito ) e il medico anestesista Leonardo Cazzaniga, già viceprimario del pronto soccorso di Saronno, sospettato di aver assassinato almeno 4 pazienti.
Sabato Scopetta non si era presentato legittimamente in caserma a Saronno dove era stato convocato a seguito di precisi accordi con la procura di Busto Arsizio. Il medico, che secondo l’inchiesta, avrebbe cercato di tacitare gli infermieri che hanno alla fine denunciato che c’era qualcosa di sospetto in quelle morti, di fatto ha scelto di non parlare. «Non ho nulla da dire» aveva replicato il suo legale, . La Procura ha però impugnato la decisione del mancato arresto: per il medico, dunque, resta tutto in sospeso. Intanto alle 15 di domani in procura a Busto Arsizio sarà ascoltato dal pubblico ministero Ria il direttore sanitario , a sua volta indagato, a capo della commissione interna che avrebbe dovuto vigilare sulle stranezze del “protocollo Cazzaniga” e che non rilevò nulla di sanzionabile o da segnale all’autorità giudiziaria.
«Nel corso dei lavori della commissione non sono stati redatti verbali delle riunioni, non sono stati sentiti gli infermieri segnalanti né altri infermieri che hanno assistito Cazzaniga e non è stata analizzata alcuna documentazione medica ulteriore» si legge negli atti . E sarebbe stato omesso di «rilevare gli elevatissimi sovradosaggi di farmaci somministrati ai pazienti deceduti» e infine «contro ogni evidenza scientifica è stato espresso un giudizio di correttezza professionale e deontologica dell’operato di Cazzaniga».
Sino ad oggi tutti i medici, tranne uno, sono rimasti in silenzio. A rilasciare spontanee dichiarazioni è stata una dottoressa che aveva denunciato anonimamente che qualcosa non andava alla stazione carabinieri di Cantù. Cosentina parlerà domani? E quale sarà il destino di Scoppetta? Il medico, tra l’altro, è uno dei due professionisti trasferiti al minimo di stipendio in altra struttura dopo l’esplosione del caso.