«Anche un cieco, un sordo o un handicappato si rendeva conto che Renzi non poteva governare». Buuuum! Le dichiarazioni di Massimo Cacciari al programma “Otto e Mezzo” su La7 sono un messaggio subliminale involontario, ma grosso come una casa. Sta proprio qui il problema e la distanza tra politica e cittadini. Dai palchi, dalle televisioni, dalle radio e sui giornali spesso partono dichiarazioni delle quali non si possiede nemmeno la consapevolezza, il controllo.
Caro Cacciari, qui più
che di gaffe io parlerei di ignoranza ingiustificata sulla materia.
Perché, quando prendiamo una multa per 3 km di velocità in eccesso, non possiamo parlare di gaffe con le forze dell’ordine e quando un personaggio pubblico tratta la materia della disabilità con un distacco da rabbrividire si parla di svista o disattenzione? Personalmente sono un po’ stanco di essere assoggettato, per di più come categoria, a persone che non capiscono, a persone che non si rendono conto di quello che succede. E invece, ahimé, colgo proprio questo dalle sue parole. Un messaggio subliminale involontario, si diceva. Ebbene, perché una persona che parla all’opinione pubblica non è padrona del proprio linguaggio? Perché chi ha tali responsabilità non se le sente nemmeno addosso e spara senza misurare le parole? Come esiste una censura e dei controlli teoricamente seri per le immagini, allo stesso modo bisognerebbe responsabilizzarsi molto di più sulle parole che si dicono al popolo.
Invece ci si prende il diritto di esprimere giudizi su persone, eventi o contesti, senza conoscerli, ma tanto cosa importa? L’importante è che chi ascolta capisca che l’altro ha torto e io ho ragione.
Accanto a questo vorrei riflettesse sulla sua personale idea di ciechi, sordi e handicappati.
Facciamo un giochino, sostituiamo queste tre parole con un’altra e vediamo come suona: «Anche uno stupido si rendeva conto che Renzi non poteva governare». Non è questo il senso del suo pensiero trasferito tramite la televisione a chi la ascoltava? Ecco il messaggio subliminale che mi fa incazzare: sa che anche se sono cieco posso farmi un’opinione su come dirige il paese tizio o caio? Sa che un sordo vive sulla propria pelle come qualsiasi cittadino le leggi che questo o quel governo propone al popolo? Sa che gli handicappati, se messi nelle condizioni, hanno ben chiaro cosa vogliono e cosa no?
Il nostro cervello funziona ad associazioni: ti nomino questo e tu pensi a X, ti nomino quello e tu pensi a Y: sa che con queste dichiarazioni dà un bel calcio alle associazioni positive che, con cognizione di causa, tutti noi handicappati cerchiamo di offrire al cervello della nostra popolazione?
Per questo sono stanco di chiamarle gaffe, per questo vorrei che chi ha modo di parlare in pubblico sia ben consapevole e padrone del linguaggio che usa perché è anche tramite quello che si condiziona un’idea, un pensiero e quindi una cultura. E lei – noto filosofo, politico e accademico del nostro Paese – dovrebbe intendere e conoscere molto bene ciò di cui sto parlando e proprio per questo motivo non ha scusante alcuna.
Probabilmente, dunque, il problema è che anche lei, in prima persona, è convinto che un cieco, un sordo o un handicappato viva così, in balia degli eventi, consapevole solamente dei limitati aspetti che può percepire uno stupido.
La invito caldamente a sfatare questo mito. Magari facendosi un giro per i campi sportivi paralimpici, assistendo a un mio incontro con le scuole o leggendosi qualche libro che tratta, con consapevolezza, questa materia. Si accorgerebbe che bambini di terza elementare hanno una cultura sulla disabilità molto più aderente alla realtà rispetto a lei. Solo così potremmo, a ragion veduta, esaltare certi valori nella giornata mondiale della disabilità, cercando di annullare quella distanza tra il cittadino e la nostra politica. Quella politica che decide sulla cosa pubblica con ignoranza ingiustificata sulla suddetta materia.
* Non vedente, campione di sci nautico