Accusato di terrorismo: sarà processato a Varese. È stato rinviato a giudizio con rito immediato Mahmoud Jrad, il ventitreenne siriano fermato lo scorso agosto con l’accusa di essere pronto ad arruolarsi nelle milizie dell’organizzazione terroristica Jabhat Al-Nusra, affiliata ad Al Qaeda, per compiere atti di violenza in Siria, dove sarebbe stato disposto anche a farsi esplodere.Lo ha deciso il gip di Milano Luigi Gargiulo che ha accolto la richiesta del pm Enrico Pavone del dipartimento guidato da Alberto Nobili.
Il processo nei confronti del giovane siriano accusato di terrorismo internazionale si aprirà a Varese il prossimo 9 marzo.Nei mesi scorsi Jrad, in carcere a Benevento, avrebbe mostrato segni di squilibrio e di delirio, fino ad arrivare a strappare alcune pagine del Corano. Comportamenti che erano stati segnalati dagli operatori al pm Pavone, il quale nelle scorse settimane ha inoltrato al gip della città campana la richiesta di una perizia psichiatrica, ora in corso, e che finirà
agli atti di un eventuale processo. Jrad era stato arrestato nell’ambito di un’indagine della Dda di Genova che coinvolge altre persone.Gli atti erano stati poi trasmessi per competenza territoriale a Milano. Nel telefono del giovane gli investigatori della Digos hanno rintracciato, tra l’altro, una serie di documenti riconducibili all’organizzazione terroristica. Come emerso da altri carte dell’inchiesta, sempre nel telefono, di Jrad sono stati scoperti anche alcuni file audio che sarebbero stati a lui inviati dal fronte di guerra di Aleppo, con indicazioni operative per i mujaheddin che combattono nella città siriana. File in cui si sentivano frasi come: «Combattenti restate coperti nella zona di Aleppo dell’est, i nemici stanno colpendo dall’Est». E ancora: «Ci sono due elicotteri con mitragliatrice in arrivo nella zona di Aleppo … state in guardia». Jrad era stato arrestato nell’abitazione di Varese dove viveva con tutta la famiglia. Famiglia che nulla ha a che vedere con le idee estremiste del giovane. Anzi il padre osteggiava apertamente il fanatismo del figlio che andava a pregare in moschea sino a tre volte al giorno, mentre il padre lo invitava a cercarsi un lavoro. Il padre è arrivato a picchiare il figlio pur di fermarlo e a minacciare di tagliargli la gola o di denunciarlo per allontanarlo dagli ambienti radicalizzati.n
S. Car.