«Avevi un carisma raro avevi una generosità rara, se qualcuno chiedeva qualcosa tu davi sempre di più. Sappiamo che se Dio prende con sè un giovane è perché ha bisogno di un angelo che lo aiuti a portare il peso del mondo e tu, Luca, ora sei il nostro angelo. Ti abbiamo ricordato con una foto che ti simboleggia. Sei ritratto con le braccia aperte, e in quell’abbraccio noi ci sentiamo tutti accolti».
È , il papà di Luca, 26 anni, morto nel drammatico incidente avvenuto alle 17.40 di lunedì a Buguggiate lungo il tratto della strada provinciale 1 che si immette su Pedemontana, a parlare poco prima della benedizione, dall’altare della basilica di San Vittore dove ieri sono stati celebrati i funerali del figlio.
Quasi mille persone
Una chiesa enorme traboccante di persone. Amici, studenti del liceo Frattini dove Marco Antinetti insegnava, persone che hanno voluto a centinaia stringersi intorno alla famiglia Antonetti nel giorno più buio. Quasi mille persone per l’ultimo, lunghissimo abbraccio, «al nostro angelo». Un lungo abbraccio che il padre ha affidato alle parole contenute in una lettera toccante letta da un amico di famiglia.
Parole d’amore che papà Marco, scosso da un dolore impareggiabile, ha scelto di far pronunciare a una persona vicina. Parole vere, parole incredibili, di una forza e di una fede potentissima, che spingono alla speranza in un momento inimmaginabile per chi non è un genitore. E un altra lettera, a margine della cerimonia, è stata dedicata a Luca.
Da un giovane amico. «Luca lo ammiravo tanto. Conosceva tutti. Tutti lo salutavano. Già mi mancano le sue battute. Era così simpatico e dalla battuta pronta che dove andava riusciva a farsi amici nuovi più velocemente di qualsiasi altra persona che conosca.Sono bastate poche giornate insieme alla mia famiglia per farseli tutti amici. Forse è per questo che in tanti lo salutano in questi giorni», scrive il giovane. «È terribilmente ingiusto cosa gli sia successo ma il destino è
un libro scritto al quale non ci è permesso accedervi e apportarvi modifiche: il suo di libro, però, aveva troppe poche pagine.Luca era il classico amico con il quale condividi tutto a cui dai tutto e dal quale ricevi tutto. Mi piace ricordare, una “cavolata”, ovvero con quanta fortuna riusciva a trovare buchi dove parcheggiare la macchina ogni volta che ci trovavamo in centro a Varese. Fortuna che purtroppo non gli è stata amica lunedì.Non chiedo giustizia perché non esiste giustizia alcuna in grado di farmi salutare Luc (come lo chiamavo io, e come mi chiamava lui!).Te ne sei andato senza nemmeno salutare! Non è da te, sei sempre stato così educato e gentile. Mi devi una birra. Sono sicuro che il messaggio che gli ho scritto ieri lui l’ha già letto. Mi ha già risposto con una pacca sulla schiena. Ciao Luca. Ti vengo a trovare appena ho fatto in questo mondo di matti».
Ieri alle 15.15 decine di persone hanno voluto salutare Luca. Una chiesa traboccante di persone, parole di speranza per i familiari. E la cosa che sorprende di più: tutto l’amore che Luca ha saputo far nascere intorno a se. Amore. Amore per la vita. Amore per il prossimo. Per la famiglia. Amore capace in un pomeriggio così, dove hai la sensazione che la vita possa sfuggire in un battito di ciglia, di farti capire che qualcosa resta sempre. E quello che Luca ha lasciato è decisamente qualcosa di grande.