La lettera che il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi ha mandato al nostro giornale e pubblicata nell’edizione cartacea di giovedì 2 febbraio 2016.
Gentile Direttore,
Sumirago non è l’Illinois e Caidate non è la Chicago degli anni ‘70. Lo scrivo in premessa così offriamo un po’ di campo a chi volesse cimentarsi con simpatiche ironie tipo “nazisti dell’Illinois” (che peraltro tutto sono stati eccetto una goliardata). Forse i militanti della comunità neonazista dei Dodici Raggi – attiva da cinque anni nella provincia di Varese, con base a Caidate – nel loro delirio intriso di odio si sono messi in testa di prendere questo pezzo di territorio e elevarlo a riproduzione,
in scala, della Berlino degli anni 30 – tra 1933 e 1945 – quando la capitale tedesca era il cuore del Terzo Reich. Il sistema “di governo” tanto amato dai Do.Ra. Ma siamo a Varese, Italia, Europa, e corre l’anno 2017: 72 anni dalla fine del regime totalitario nazista in nome e per conto del quale Adolf Hitler ordinò l’Olocausto, il genocidio che causò 15 milioni di morti, tra cui 5-6 milioni di ebrei, di entrambi i sessi e di tutte le età, e altri milioni di categorie umane ritenute “indesiderabili”. Ogni 20 aprile dal 2013 i Do.Ra. – la più numerosa e strutturata comunità nazionalsocialista italiana – organizzano una festa per celebrare la nascita di Hitler. Ne vanno fieri. Perché non dissimulano, i Do.Ra.: sono nazisti, punto. In questo, c’è da dire, perfettamente coerenti.
A maggior ragione la domanda è: può una formazione – formalmente “associazione culturale” – che si ispira al nazionalsocialismo di Hitler fare attività di propaganda in un Paese dove l’apologia di fascismo e nazismo sono considerate inammissibili dai principi della Costituzione e reati da due leggi del nostro ordinamento (Scelba e Mancino)? I Do.Ra. continuano da anni, alzando il tiro, a oltraggiare la memoria di milioni di vittime della follia nazifascista con una serie di provocazioni puntualmente veicolate attraverso i social: l’ormai tradizionale sfregio al sacrario del Monte San Martino; i compleanni di Hitler; le campagne discriminatorie, anti immigrati e omofobe; le conferenze con la bandiera della svastica. Fino all’ultimo delirio: una petizione per chiedere la messa al bando dell’Anpi e un processo (per crimini di guerra) nei confronti di tutti i partigiani ancora in vita. E’ possibile, nel 2017, tollerare la vergogna e l’abominio di un gruppo composto da decine di iscritti e da altrettanti simpatizzanti che a Varese – si, a Varese, in una città che ha pagato il suo doloroso tributo di sangue alla follia nazifascista – si diverte a calpestare la storia trafiggendone la pelle coi simboli dell’odio e dell’intolleranza antisemita? Quelle rune “algiz” che ogni anno le teste rasate di Caidate, in parata militare, piantano lassù, al monte San Martino, luogo simbolo della lotta partigiana contro le SS naziste.
Da cronista mi occupo da anni dei fenomeni legati all’estrema destra, in Italia e all’estero. Assieme ad altri – tra i primi, e con coraggio, l’Osservatorio sulle nuove destre – ho raccontato e denunciato la realtà inquietante dei Do.Ra. Una realtà unica in Italia e per certi versi a se stante anche nel panorama delle varie bande nere europee. Non smetterò di farlo perché credo che il giornalismo è comprendere le cose e raccontare i fatti, ma è anche servizio al cittadino, denuncia, impegno civile. Pochi giorni fa, dopo un’interrogazione parlamentare presentata dai deputati Daniele Marantelli, Emanuele Fiano e Eleonora Cimbro, il ministro dell’Interno Marco Minniti ha detto che la realtà dei Do.Ra. è nota alle forze dell’ordine e alla magistratura. Magistratura alla quale recentemente la questura di Varese – lo ha reso noto sempre Minniti – ha inviato un dettagliato rapporto proprio in merito alla delirante petizione con la quale si chiede di processare i partigiani ancora in vita e sciogliere l’Anpi. Poi Minniti è andato al punto. “Per lo scioglimento di questi gruppi serve una sentenza di condanna definitiva” (per reati di apologia di nazifascismo). Ora: al netto dell’impegno e della sensibilità del ministro dell’Interno chiediamo: qual è il perimetro dell’apologia, i suoi confini? Fino a dove è dilatabile la soglia della tolleranza rispetto a chi propaganda messaggi, simboli, iniziative di chiaro stampo nazifascista, svastica compresa? E da quale momento deve o dovrebbe scattare lo stop della magistratura? La prossima iniziativa culturale dei Dodici Raggi è una conferenza dal titolo “Waffen SS: la grande sconosciuta” (17 febbraio a Caidate). Visto chi organizza e i nomi dei relatori, e visto che il logo dei Do.Ra. sono i dodici raggi del Sole nero simbolo del castello di Wewelsburg in Nord Reno-Westfalia (dove avevano sede proprio le SS), è difficile ipotizzare qualcosa di diverso da un dibattito celebrativo delle squadracce che spargevano sangue per conto di Adolf Hitler. E’ apologia questa? In un’altra conferenza pubblica nella loro sede, il 20 maggio 2016, i Do.Ra., hanno esposto (e poi diffuso via web) una bandiera con la svastica. E’ apologia? Si, no, anzi ni, boh. I social, la propaganda web. Sempre Minniti ha ricordato che la pagina fb dei Do.Ra. è stata chiusa su decisione dello stesso operatore. Già. Eppure i neonazisti di Varese continuano a diffondere tranquillamente le loro iniziative: locandine, foto, messaggi, deliri in libertà, svastiche, croci runiche. Lo fanno attraverso un sito web e grazie anche alla sponda offerta dai camerati del Manipolo d’ Avanguardia di Bergamo. Va ricordato che i Do.Ra. – che rivendicano la loro “controinformazione” revisionista e negazionista – appartengono alla rete antisemita europea Skin4Skin e a quella mondiale Blood and Honour: sigla, quest’ultima, che fa della difesa della razzia ariana e della supremazia del potere bianco il suo manifesto “politico”.
In questi anni – a fronte di continue denunce da parte della stampa con inchieste giornalistiche – a parte poche eccezioni le istituzioni e la magistratura hanno di fatto tollerato i Do.Ra. e il messaggio di cui si fanno platealmente portatori. E’ arrivato il momento di dire basta. Basta girarsi dall’altra parte. Basta far finta che siamo di fronte a una carnevalata o a una parodia dei nazisti dell’Illinois. E’ ora di dirlo senza se e senza ma: via i nazisti da Varese! La città e la provincia non possono più sopportare il peso di offese e oltraggi perpetrati dalla follia di chi, più o meno impunemente, gioca a buttare benzina sulle cicatrici della Storia, a infangare la memoria di milioni di persone morte per combattere contro il regime nazifascista e per darci quella libertà sulla quale si fondano la nostra democrazia e la nostra Costituzione. Questo appello forte e deciso alle istituzioni e alla magistratura avrà il suo motore in un incontro pubblico organizzato dall’Anpi domani nella sala della Cooperativa Belforte di Varese. Lo ribadiremo pubblicamente, senza retorica, andando oltre chi – minimizzando e parlando di “inutile allarmismo” – in questi cinque anni ha fatto un passo di lato, magari involontario, o non aveva voglia di sbattersi, e ha di fatto permesso che i Dodici Raggi si allargassero sino a questo punto. Non è mai troppo tardi per mettere fine alla vergogna.