«Sì ho avuto rapporti sessuali con mia figlia. Non riuscivo a trattenermi. Non potevo farne a meno». Confessa il padre orco arrestato l’altro ieri dagli uomini della squadra mobile di Varese con l’accusa, confermata, di aver violentato la figlia oggi sedicenne per otto anni: dagli 8 ai 16 anni. La ragazzina si era confidata con il fidanzatino. Il quale si era rivolto alla madre che ha contattato un’assistente sociale, che si è rivolta a una psichiatra che collabora come consulente con la squadra mobile. Squadra che ha una sezione specifica per reati contro donne e bambini: personale super specializzato, formato appositamente per interagire con le vittime e ricostruire l’accaduto.
Rapidi e efficaci: gli agenti, dopo aver ascoltato la ragazzina e trovato tutti i riscontri del caso, hanno fatto scattare le manette. E il padre ha confessato tutto: ha ammesso di aver abusato della figlia da quando lei aveva otto anni. Il primo rapporto sessuale completo è avvenuto quando la piccola aveva 12 anni.
«Non potevo farne a meno. Non riuscivo a fermarmi». É così che il quadro si è completato: due, tre volte a settimana, per otto anni, la piccola veniva stuprata dal padre. Le violenze avvenivano quando la madre non era in casa. C’era tra padre e figlia un legame particolare. Si tratta di una famiglia di origine straniera. La madre era arrivata in Italia quando la piccola aveva tre anni: figlia e marito erano rimasti nel Paese d’origine. Era mamma che mandava i soldi a casa: era venuta in Italia sola perchè per lei c’era possibilità di lavoro. Quindi l’avevano raggiunta marito e figlia. Ed è a quel punto che sono incominciati gli abusi.
La madre lavorava sempre: nel fine settimana aveva un impiego come badante. Dormiva fuori casa dal venerdì alla domenica. E in questo lasso di tempo il padre abusava della figlia. «Voglio divorziare adesso, immediatamente da quel mostro – ha detto al legale d’ufficio che patrocina il marito – Non sapevo niente. Io lavoravo. Lavoravo per tutti. La mia bambina non mi ha mai detto niente. Perchè?».
La ragazza adesso è stata affidata a una comunità protetta. Ha scelto di allontanarsi da casa perchè ha bisogno di spazio per riprendersi. La madre e sconvolta. E ha un altro figlio al quale badare: un bimbo di soli due anni. Che, è stato accertato, non ha mai subito abusi. La vittima si è fidata del fidanzatino, un coetaneo. Ma alla fine dell’incubo ha ringraziato tutti: assistenti sociali e psichiatra, ma soprattutto gli uomini della Mobile. La ragazza si è trovata di fronte professionisti che sapevano cosa fare nel mezzo di quell’incubo che era la sua vita. L’hanno salvata. L’orco è in carcere. Nelle prossime ore comparirà davanti al gip.