Per ricordare una tragedia, in maniera forte ed efficace, in modo che sia da monito per il futuro, bisogna eliminare la retorica. E concentrarsi sull’essenziale, ovvero quello che troppo spesso viene dimenticato.
L’essenziale nella tragedia delle Foibe è che il nostro popolo fu vittima di un vero e proprio genocidio, messo in atto dalle milizie jugoslave del maresciallo Tito. Fu un genocidio, perché nella strategia dei titini le terre di Istria, Dalmazia e Venezia Giulia dovevano essere “ripulite” dalla presenza italiana. Una tragedia che per motivi di puro opportunismo politico fu tenuta seminascosta in tutti i decenni successivi alla fine della guerra. I vari governi italiani “sacrificarono” di fatto,
cancellandone la memoria, i propri connazionali morti nelle Foibe, le cavità carsiche dove venivano gettati dai titini dopo essere stati uccisi o, spesso, ancora vivi. Sacrificarono gli esuli, che salvarono la propria vita, ma dovettero scappare, raggiungere come profughi le altre regioni d’Italia. In alcuni casi furono ben accolti, in altri decisamente no. L’essenziale oggi è insegnare alle nuove generazioni che anche i nostri connazionali, come molti altri popoli in tutte le epoche, furono vittime di una durissima persecuzione. Senza tentativi di sminuire questa tragedia. Perché non ci sono morti di serie A e serie B. Come finora qualcuno, offuscato dall’ideologia, ha voluto farci credere.