«Dalle cantine di Casbeno alla conquista di Sanremo». Così il presidente del circolo di Casbeno a Varese, , ha accolto ieri sera , dopo la vittoria al 67mo Festival della Canzone del brano realizzato coi fratelli Gabbani e il gallaratese “Occidentali’s Karma”.
Per Fabio niente party o lustrini ieri sera, ma una birra con gli amici di sempre che l’hanno accolto con la consueta semplicità.
«Mi hanno detto che è la prima volta che succede che un cantante vinca per due anni di seguito prima nella categoria “giovani” e poi “big” – ha spiegato l’autore – Mi fa piacere che in entrambi i casi al di là della vittoria, siano stati apprezzati due pezzi antisanremesi che hanno dentro delle storie lontane dai cliché del Festival».
Per il brano dalla lunga genesi nato un anno fa. «Sono partito dalla base strumentale realizzata da Francesco e Federico Gabbani. È stato un lavoro lungo d’insieme che ha coinvolto anche Luca Chiaravalli. È un amico da moltissimo tempo, ma soprattutto un grande professionista che ha lavorato benissimo con un profondo spirito critico».
Tra le tante “riscritture” del testo è arrivato «anche il neologismo “Occidentalis karma” che inizialmente era alla latina. Poi è arrivato il genitivo sassone. È stata durissima e abbiamo cambiate mille cose. Il ritornello in particolare non mi convinceva. Tornavo a casa da Paola (la compagna) con un diavolo per capello».
L’argomento era chiaro: «Sono monotematico. Mi concentro su tematiche sociali, mi interessava l’uomo occidentale, quel che è diventato culturalmente alla luce di ciò che accade nei nostri tempi. Credo che la forza del pezzo sia nell’accostamento di musica leggera e ironica con un testo impegnato, che racconta un punto di vista». L’ormai celebre “Namastè… alè” «era nato come “Libertè au lait”. Mi ci ha fatto pensare un amico del Circolo (e lo indica). Credo che 15 anni fa me ne avesse parlato e mi piaceva l’idea della “libertà al latte”, per esprimere il concetto della libertà diluita, che piace a tutti, una finta tolleranza».
Se gli si parla di futuro, ha le idee chiare: «Vivo senza preoccupazione e ansia, perchè ho i miei amici, la mia campagna e la musica che è un piacere e un divertimento, ma non è tutta la mia vita. Ci sono mille cose. Andrò semplicemente avanti a scrivere come prima».
«Sicuramente lo festeggeremo al più presto. Penseremo a una modalità che faccia piacere a lui e alla città – ha detto Marcellini – speriamo di coinvolgere anche gli altri autori per rendere un degno tributo. Luca Chiaravalli, musicista straordinario dalla colonne sonore alla direzione d’orchestra a Sanremo, già nel 2016 aveva raggiunto Fabio al Circolo per festeggiare».
Già un paio di mesi prima di Sanremo «Fabio era contentissimo della partecipazione e diceva “tocco il cielo con un dito”. Non è partito per il Festival, andando convinto di portare a casa un risultato. Invece, il pubblico ha dimostrato di aver capito il senso profondo di questa canzone che forse aveva qualcosa in più rispetto alle altre».
La vittoria è «stata una splendida sorpresa. Siamo felicissimi per lui è una persona di grande modestia e dall’intelletto fine che contribuito a rivoluzionare, con un testo per nulla scontato, un’istituzione nazionale della musica italiana. Il pezzo ha portato qualcosa davvero di diverso e originale a Sanremo, una novità che cambia la tradizione. Francesco Gabbani, come lo scorso anno, è riuscito interpretare alla perfezione il senso del testo».