«Bisogna istituire un servizio di qualificazione e accreditamento delle cooperative, sulla base di parametri quali il bilancio, i curricula degli operatori, etc. In Provincia, inoltre, si potrebbe creare un team di persone dedicato all’accreditamento. Ovviamente, alle cooperative che non raggiungono gli standard non potrebbe essere affidata la gestione dei richiedenti asilo». L’accreditamento delle cooperative è la “ricetta” proposta dal sindaco di Comerio, Silvio Aimetti, per migliorare la gestione dei richiedenti asilo sul territorio. «In Italia ci si accredita per tutto, che si istituisca lo stesso sistema per le cooperative – afferma il sindaco – Una gestione ben fatta consente di guadagnare il giusto e di pagare il giusto i dipendenti, proprio come una normale attività lavorativa. È normale che ci sia un guadagno, ma non è possibile tollerare che ci sia chi mette via un capitale ammassando cinquanta persone in uno stabile».
Aimetti condivide l’idea – avanzata da Valentina Ameta Cama, presidente di “Mediazione Integrazione Onlus”, ieri sulle pagine del nostro giornale – che i richiedenti asilo «dovrebbero essere gestiti dai comuni con il sistema Sprar (sigla che sta per: Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati)». «Sarebbe l’unico modo per avere la rendicontazione economica. Inoltre, si toglierebbe qualsiasi tipo di speculazione e sarebbe garantita la sicurezza» dice Aimetti, che punta anche l’attenzione sui posti di lavoro che potrebbero nascere da un sistema di accoglienza “giusto”. Tante possibilità, per esempio, potrebbero aprirsi nel settore del welfare: «Mediamente, stiamo parlando di un posto di lavoro (come mediatore culturale, ndr) ogni 15 richiedenti asilo. Su 1800 richiedenti asilo presenti in Provincia, 120 posti di lavoro».
Secondo Aimetti è sbagliato dire che sul nostro territorio vi sia una vera e propria emergenza immigrazione. «Fino a quando, su 139 comuni, sono solo 44 quelli che accolgono, come si fa a parlare di emergenza? – si domanda Aimetti – Possiamo usare il termine emergenza quando tutti i 139 comuni della provincia accolgono e hanno più di 2,5 migranti per mille abitanti. Ma, fino a quando non è così, il termine emergenza indica solo una cosa: che ci sono sindaci che, dicendo no all’accoglienza, ne mettono altri in difficoltà. Come Rete Civica stiamo segnalando alla Caritas tutti i Comuni che non accolgono. La Caritas è determinata a mettere a capo delle parrocchie l’accoglienza. La parrocchie dovranno cercare le cooperative e attivare i progetti».
Il sindaco Aimetti, in prima persona, si è speso per dare accoglienza ai profughi, mettendo a disposizione una sua abitazione. «La mia esperienza sta andando molto bene. Le persone si sono integrate, fanno lavoretti per il Comune. Ho scelto personalmente la cooperativa a cui affidare il progetto di accoglienza (si tratta della Colce, ndr) – continua Aimetti – Ho incontrato due o tre realtà diverse per capire come lavorano e da quanto tempo esistono. Bisogna far lavorare le cooperative che hanno esperienza, non quelle nate come i funghi negli ultimi anni».
Il sindaco di Comerio si dice soddisfatto della sua scelta di accoglienza. «Sono convinto che i miei figli si ricorderanno di quello che ho fatto – conclude Aimetti – E poi la mia comunità è contenta. Io ho avviato il progetto di accoglienza nel 2015. Le elezioni del 2016, in cui ho preso l’87,8 per cento dei voti, mi hanno premiato. Essere stato rieletto ha dimostrato che comunità di Comerio non ha problemi con la presenza di richiedenti asilo». «A livello personale, il progetto di accoglienza mi ha arricchito in molti modi. Ricorderò per sempre quando ha nevicato e abbiamo spalato la neve insieme ai richiedenti asilo. I racconti dei figli rimasti nei Paesi di origine, i ringraziamenti, e quei momenti in cui i ragazzi mi dicono di essere contenti di essere qui».