«Il Comune, togliendo i vestiti usati dal mercato cittadino, sta facendo un errore». A parlare è Jaaouani Bouchaib, commerciante di abbigliamento usato, titolare dal 2001 di un posto nel mercato di piazzale Kennedy. Negli anni Jaaouani si è guadagnato un bel giro di clienti. Ma adesso, con il nuovo regolamento comunale del mercato di Varese discusso ieri sera in Consiglio comunale, perderà il posto. L’abbigliamento usato, infatti, è stato bandito dal regolamento perchè non in linea con i nuovi parametri qualitativi del mercato.
«Non bisogna fare l’errore di pensare che tutto l’abbigliamento usato porti con sé il degrado. Il mio è un usato di qualità, che vado a prendere a Firenze in aziende che trattano questi articoli e che me li consegnano “come nuovi”. Si tratta per la maggior parte di vestiti di marca che arrivano dalla Germania e che sono appetibili dalla clientela del mercato di Varese. Abbiamo marche come Gucci e Napapijri» continua il commerciante che ha origini marocchine e la cittadinanza italiana e che, grazie al lavoro al mercato, mantiene una moglie e quattro figli, di cui due al liceo che intendono laurearsi all’università.
«Ho aperto l’attività venti anni fa, quando ho lasciato il lavoro da operaio a causa di un problema di salute – ricostruisce Jaaouani – In questa avventura mi ha seguito mio fratello che è diventato socio dell’attività. Abbiamo anche un dipendente, che ha tre figli. Tutte queste persone, se dovremo lasciare davvero il mercato, nel 2008, anno in cui scade la nostra concessione, finiranno per non avere più una fonte di sostentamento. Non mi sembra un gran riconoscimento per gente come noi che si sente italiana a tutti gli effetti, che ha sempre lavorato per lo sviluppo del Paese, e che adesso viene di fatto cacciata via».
Jaaouani allarga il problema anche agli altri otto ambulanti che vendono abbigliamento usato a Varese e che perderanno il posto al mercato: «si tratta di persone che hanno famiglia e che al mercato di Varese hanno sempre offerto un servizio. Bisogna considerare che noi, per anni, abbiamo pagato cara una “piazza” che oggi vale molto meno. Ci siamo trovati di fronte a una clientela con sempre meno possibilità di spesa e a cui siamo riusciti a offrire gli articoli richiesti. Gran parte delle persone che vengono al mercato, infatti, per prima cosa vuole risparmiare. Per offrire questo servizio, personalmente, ho dovuto fare anche degli investimenti, come affittare un magazzino per conservare la merce».
«A 50 anni non è facile iniziare a fare qualcosa d’altro – conclude il commerciante, che ieri è andato a parlare con il sindaco Davide Galimberti, esponendogli tutti questi problemi – A mio parere sarebbe stato meglio fissare una percentuale (ad esempio del 3 per cento) per i banchi di abbigliamento usato, oppure dedicare a chi commercia questi articoli una parte specifica del mercato, così come si fa in tante città d’Italia. Io sognavo un futuro in Italia per la mia famiglia, adesso non sogno più».