Non un minuto di silenzio ma quasi quattro ore di musica per ricordare e celebrare . Lo showcase che festeggiava i 15 anni della Ghost Record era per lui: dedicato a lui. La “Sauna Recording Studio”, lo studio di registrazione dove Cajo, scomparso a gennaio lavorava in riva al lago di Comabbio, era diventato per molti un luogo simbolo della passione musicale ma anche un luogo di svago e il nodo centrale di un’intera scena musicale tra provincia di Varese ed Italia.
La storia della Ghost Records e dello studio di registrazione Sauna Recording infatti, si intrecciano fin dall’inizio: «Era un periodo in cui c’era un grande fermento e un confronto continuo con gli artisti della zona e non solo. La Sauna era un punto di riferimento e non è un caso che il nostro primo album è stato dedicato proprio al movimento di quel periodo», spiegano e , fondatori della label varesina. La nascita di Ghost Records infatti, coincide con la realizzazione di “Ghost Town: 13 Songs from the Lakes County” una compilation dove si trovano nomi come Mr. Henry, Encode, Bartòk, Hormiga, Midwest, Blend, Buio Omega, Cluster, Enter K, Mormiga, Plastik, Dr. Kabuto.
«Ho sempre avuto molta curiosità rispetto al mondo della musica, la mia passione da sempre insieme al basket – racconta Brezzi – Da ragazzino suonavo la chitarra e per un periodo ho anche lavorato come giornalista. Più frequentavo questo ambiente e più mi rendevo conto che ero interessato ai suoi “meccanismi”. Da lì è iniziato tutto», spiega Brezzi.
L’altro ieri sera, al teatro del Popolo di Gallarate Cajo c’era. Era lì. Nelle parole di chi lo conosciuto: «Andrea aveva un’intelligenza incredibile. E un’umanità straordinaria. Lavorare con lui non era lavoro. Era imparare, era confronto. Era Andrea. Era – dice Brezzi – avere il gusto per la musica, senza compromessi. La domanda non era mai: venderà? Piace o non piace. A me. Andrea era così. È così. Per lui parla il suo lavoro».
E tanti erano gli amici di Cajo presenti. Per lui e per «la musica che amava. Che capiva – raccontano gli amici – per le sue idee. Quanto ci mancano i suoi post su Facebook. Illuminanti, taglienti, con una visione pazzesca sulle cose. Con un gusto assurdo per la musica. Si chiama talento, questo saper comunicare,questo saper condividere».
E c’è persino una proposta: «Raccogliere questi post tutti insieme e pubblicarli – dicono gli amici di Cajo – pubblicarli ad ampio raggio, sarebbe un bel progetto. E sarebbe utile. Non si tratterebbe di commemorare. Sono un patrimonio che non deve assolutamente essere perso. Sono una traccia, sono riflessioni che per alcuni di noi hanno aperto una strada. La musica stasera? È tutta per Cajo. Il silenzio, l’assenza di suoni non gli appartenevano».