Primo soccorso e uso del defibrillatore: cento studenti dei licei gallaratesi sono scesi in campo. Ad insegnare ai ragazzi le tecniche di massaggio cardiaco e uso del defribillatore c’erano gli istruttori 118 della Croce Rossa Italiana, di Ama il tuo cuore e del personale della Aat di Varese.
«Promuovere questo tipo di cultura e di formazione è fondamentale» spiega , alla guida di Areu Varese. Negli anni sono stati formati 16 mila «laici, cioè non appartenenti a realtà sanitarie o di emergenza – continua Garzena – normali cittadini che però seguendo questi corsi hanno imparato come prestare il primo soccorso a una persona in arresto cardiaco. Dicevo che è fondamentale: la prima cosa da fare è contattare il 112 Nue. Qui parliamo magari di secondi, pochi minuti, che possono fare la differenza tra la vita e la morte nell’attesa dell’arrivo del medico e del personale sanitario».
Le ambulanze, per dirla in modo chiaro, non hanno un teletrasporto. «Sapere cosa fare, sapere utilizzare un defibrillatore puó salvare una vita – spiega Garzena – insegnate queste tecniche al maggior numero di persone possibile fa la differenza in caso di emergenza tra la vita e la morte». In campo sono scesi gli studenti gallaratesi che sabato hanno preso parte, in cento, alla prima lezione del corso Bls-D.
Contemporaneamente si sta diffondendo la presenza, in strutture pubbliche (come gli istituti scolastici) o private ma molto frequentate (come gli alberghi) dei defibrillatori.
Qualche mese fa a Cardano al Campo fu un poliziotto fuori servizio a salvare la vita a un automobilista. L’uomo, colto da malore, era riuscito ad accostare la vettura. L’agente, che sapeva come prestare il primo soccorso è intervenuto. A due passi dal luogo dove l’automobilista ha avuto il malore c’era un albergo con defibrillatore: l’uomo si è salvato grazie a questo tempestivo intervento.
Il bello di questa iniziativa è che coinvolge direttamente i più giovani. L’8 aprile a Varese «realizzeremo una grande manifestazione in piazza alla quale saranno presenti 1.200 studenti “formati” nella nostra provincia», spiega Garzena. Varese potrebbe essere il prototipo di una manifestazione informativa e di promozione dei corsi da “esportare” poi nelle altre città.